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Renegades of funk. il Bronx e le radici dell’hip hop

December 28th, 2009

Nuovo volume sulle origini della cultura hip hop edito da Agenzia X a cura di U.net. Il libro è scaricabile gratuitamente in formato pdf dal sito della casa editrice.

fonte: http://www.hiphopreader.it/renegades-of-funk/ 

Renegades of Funk
rappresenta un viaggio indietro nel tempo; un viaggio che vi
catapulterà nel Bronx della prima metà degli anni settanta, agli albori
della cultura Hip Hop. Il testo è un vivace affresco di riflessioni,
indagini storiche, interviste e contributi dei protagonisti; un viaggio
nelle strade del Bronx di oggi nel tentativo di ricostruire le
dinamiche e gli accadimenti di quei giorni attraverso ricordi,
esperienze e riflessioni; un percorso d’immersione totale in un’epoca
dimenticata dai più, idolatrata da pochi fan hardcore, e della quale vi
sono pochissime testimonianze scritte e ancor meno fotografiche.
Renegades of Funk racconta delle gang, delle feste di DJ Kool
Herc, di Bambaataa e di Grandmaster Flash, dell’inclusione di forme
espressive come il DJing, Graffiti Writing, Bboying e MCing in un unico
movimento culturale in lenta ma inesorabile conquista della scena
artistica e underground di Manhattan. Renegades of Funk racconta dei
primi dischi e della rapida commercializzazione che stravolgerà lo
spirito iniziale, ma anche dell’enorme debito dell’Hip Hop nei
confronti della disco e del punk.
Renegades of Funk è anche una storia musicale. L’esperimento
intende superare i limiti imposti dalla pagina scritta, contaminando
altre forme espressive, per creare un percorso musicale che
ripercorrerà le principali tappe dell’evoluzione di questa cultura.

Dallo skit di Popmaster Fabel:

Mi svegliavo la mattina durante il periodo estivo pregando il
Signore affinché ci fosse una Jam! Verso le tre o le quattro del
pomeriggio iniziavi a sentire la musica rimbombare tra i project anche
a svariati isolati di distanza.

Dall’intervista a TRAC2:

In quel periodo, l’abilità come writer, come Bboy, come DJ o MC
garantiva la popolarità e la reputazione nel quartiere. Si guadagnava
lo status di celebrità del ghetto. Cercavamo proprio questo e lo
potevamo ottenere solo attraverso la competizione.

TKID170:

Le feste nelle strade erano una celebrazione. Dai graffiti, alla
Danza, dal DJing all’MCing e nelle jam cercavamo di affermare la nostra
identità! Siamo qui! Esistiamo anche noi! Non ci facevano entrare nei
club per via del nostro abbigliamento, del look e dell’età. Così
iniziammo a fare i nostri party.

The Chief Rocker Busy Bee:

Dicono che la musica calmi gli animi insoddisfatti e ribelli e
questo è ciò che abbiamo cercato di fare all’epoca: calmare i nostri
fratelli con la musica per evitare che facessero delle sciocchezze che
avrebbero pagato per il resto della loro vita. Suonavamo e la gente
ballava, si divertiva godendosi il momento senza pensare al peso della
vita nel Bronx.







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