Brasil In Time @ Paradiso (Amsterdam)

May 8th, 2008 Comments off

da
http://www.rushhour.nl/event_detail.php?idxEvent=526 

Date

09 May 2008

event

BRASIL IN TIME

artists

JACKSON CONTI aka MADLIB & MAMAO OF AZYMUTH LIVE, J-ROCC, Jaoa Parahyba & Dj Nuts..

genre

Hiphop, Brazil

Location

Paradiso Amsterdam
Netherlands

Price

€ 16,00
 

Comments

JACKSON CONTI aka
MADLIB & MAMAO OF AZYMUTH LIVE, J-ROCC,
Jaoa Parahyba & Dj Nuts, Tony Allen, La Melodia,
De Javaanse Jongens, Lefto, Kindred Spirits Soundsystem

Jackson Conti: Sujinho

Madlib loves Brasilian music.

Back in 2002 that wasn’t so obvious. At that time he was beginning the
experiments that led to the Yesterday New Quintet records from 2003 to
today. Peanutbutter Wolf used to slide Coleman and myself CDs of those
early “rehearsals” as Madlib would call them and we spent many hours
dissecting and discoursing on them and how he was changing the music.

When the possibility of the Keepintime crew going to Brasil came up I
asked Madlib one night outside the Rootdown if he wanted to go. “Cmon
man…. Azymuth is one of my favorite groups” he confided. I had seen
many Azymuth records over the years, the Rio de Janeiro trio on
Milestone with some dodgy looking covers. I knew their proto-house
anthem Jazz Carnival but they weren’t my favorite group.

Music has a beautiful way of making you re-evaluate what you may have
discarded. Madlib is an artist that gives one new ears every couple of
years if you choose to pay close enough attention. I’m happy to say
that in regards to Azymuth – Madlib blew our heads open. The next time
I saw him at the Rootdown, he slipped me a CD of covers. All Azymuth.
To this day that CD still makes me giddy. Entrando Pelo Janela from
that session made it onto the Keepintime remixes. Madlib had gone
through the Azymuth catalogue and taught himself to play his favorite
songs and then recorded it. Okay. Now I’m back at the record store
frantically looking for those dodgy looking covers.

When we went to Brasil to recruit drummers the only name I knew I
wanted for sure was Mamão. Mamão is the drummer of Azymuth. I didn’t
know how to pronounce his name right and indeed my pronunciation of
Azymuth (Azze-muchi if you need to know how its done!) confused most
Brasilians. João Parahyba of the legendary Trio Mocoto picked up the
phone and called him for us and from there Ivan ‘Mamão’ Conti was a
part of the project.

Mamao is a fantastic drummer and a warm generous person. That scene in
the film where we played him the Madlib CD is a beautiful emblem of the
spirit of the Brasilintime. Mamão reacted with genuine excitement at
the music – singing and playing percussion along with it. Even calling
in his wife to hear. We knew that a Madlib, Mamão collaboration would
only take time and organization.

Mamao of course isn’t simply the drummer of Azymuth. He has a long
career in the studios of Rio that stretches back to the Jovem Guarda
era with the rock group the Youngsters and which includes sessions for
Roberto Carlos, Marcos Valle, Maria Bethania, Hyldon, Edu Lobo, Chico
Buarque, Gal Costa among many others. He is also the drummer on the Dom
Salvador record with the monster break! He continues to be active
playing and producing many projects for Far Out Records.

In 2006 after the Premiere of Brasilintime in Sao Paulo, Madlib,
Coleman and I went to Rio. We had two reasons to be there, to play at
MD2’s record release party and record with Mamão. On a rainy humid Rio
evening we convened and after some deliberations Mamão played an hour
and half of rhythms. The excitement in the room was palpable as he went
through his paces. Lots of Whooos were heard and pounds were swapped.

Madlib then played a new CD of tracks that he had been working on with
this project in mind and there was one that stuck with Mamao. Segura
esta Onda is that track and it is really a tribute to Azymuth. Mamao
ended up singing on it.

It was a great night and within two months Madlib had turned those rhythm tracks into the album you have in your hands.

Filled with songs from the greats of Brasilian music of the mid sixties
to early seventies. Luiz Eca, Chico Buarque, Joao Donato, Baden and
Vinicius, Marcos Valle, Dom Um Romao, Airto even George Duke gets a
look in. And of course Azymuth.

This a very special set of music.

I hope you have as much fun listening to it as we did watching it being made….

B+
Los Angeles
December 2007

http://www.paradiso.nl

http://www.kindred-spirits.nl

 

Categories: beat making, crate digging, deejaying Tags:

Burn, baby! Burn! La rivolta di Watts

May 8th, 2008 Comments off


Image: THX 1138 (2008) 

da "Il Manifesto" del 12 Agosto 2005 (http://www.ilmanifesto.it/g8/dopogenova/42fcd0a067c25.html):

STATI UNITI
E allora «burn, baby, burn»

Quaranta
anni fa la rivolta di Watts, suburbio nero di Los Angeles, la più
violenta mai vista, segnava uno spartiacque nelle relazioni razziali e
nella coscienza dei neri americani All’inizio fu la reazione spontanea
alla brutalità dei poliziotti bianchi. Poi, dopo i sei giorni di
rivolta (34 morti, oltre mille feriti, 40 milioni di dollari di danni)
le cose cambiano e diventano «politiche». Vengono coinvolte e assumono
la leadership le vecchie gang nere di L.A., con l’aiuto delle radio
locali, mentre nasce il gruppo del Black Panther. Il fallimento di
Martin Luther King e le manovre del Fbi
ANDREA ROCCO,
Quaranta
anni fa, la sera dell’11 agosto 1965 l’agente, bianco, della California
Highway Patrol (i non ancora famosi e televisivi CHIPs) Lee Minikus
ferma il ventunenne nero Marquette Frye all’angolo di Avalon Boulevard
e 116ma Strada, a Watts, il ghetto nero nel sud di Los Angeles. Il
giovane è sospettato di guida in stato di ebbrezza. Fermare un ragazzo
nero in auto è routine per la polizia di Los Angeles, ma questa volta
Frye non si inginocchia sull’asfalto come da lui ci si aspetta.
Resiste. In suo aiuto arriva il fratello, poi la madre. I tre vengono
arrestati e presi a manganellate. Intorno ai Frye e all’agente si
raduna una folla di persone. Appena la polizia se ne va con gli
arrestati inizia la rivolta più sanguinosa tra quelle dei ghetti
americani di quegli anni. Sei giorni di disordini, 34 morti di cui 25
neri, 1000 feriti, 40 milioni di dollari di danni. Una rivolta che sarà
contenuta dalla polizia nel quartiere di Watts, un’area geografica
relativamente limitata, caratterizzata da casette monopiano, ma anche
dalla presenza di blocchi di case popolari costruite durante la guerra
per alloggiare una popolazione nera in espansione (il numero dei neri a
Los Angeles raddoppia tra il 1940 e il 1944 e nel 1965 è nove volte più
grande): Hacienda Village, Imperial Courts, Jordan Downs, Nickerson
Gardens sono i nomi dei progetti di edilizia pubblica che saranno i
maggiori focolai della rivolta. All’esterno il quartiere è famoso per
quello straordinario monumento di arte «naive» che sono le Watts
Towers, create dall’immigrato italiano Simon Rodia.

Le minoranze mediatizzate

La
rivolta di Watts, ben più di quelle che l’hanno preceduta, è una
rivolta giovanile, scandita dalle radio nere, unica espressione
mediatica aperta allora alle minoranze. Magnificent Montague, allora
disc-jockey della stazione Kgfj ha raccontato in questi giorni al Los
Angeles Times il senso di quei giorni e del suo rapporto con i giovani
ascoltatori che fecero della frase preferita del dj, «Burn, baby,
burn», la colonna sonora delle rivolta. «Era la frase che gridavo da
due anni, a Chicago, a New York, in tutte le radio dove ho lavorato
e quando un pezzo di Ray Charles, Wilson Pickett, Sam Cooke o Stevie
Wonder catturava il mio entusiasmo. Prima i padroni della radio, dei
bianchi, mi chiedono di smettere. Mi rifiuto: lo slogan appartiene ai
miei ascoltatori. Poi venerdì 13 agosto, il giorno più violento della
rivolta, mi chiama il Sindaco Sam Yorty e mi proibisce di usare quello
slogan, perché tende ad incitare i rivoltosi, così dice. Gli rispondo
che quello che li incita sono i loro problemi ed è ciò che voi bianchi
avete fatto per anni e di non perder tempo con me. Nessuno dava voce a
quei ragazzi che telefonavano alla mia radio, non la Naacp
(l’organizzazione dei diritti civili), non i predicatori neri. Le
chiese nere gli dicevano che bruciare era sbagliato. Io no. Sapevo
quello che provavano. Si sentivano deboli. Sapevo che ribellarsi li
faceva sentire forti per la prima volta in vita loro, rivolta contro
debolezza. Forse non sapevano quello che volevano. Forse sapevano solo
quello che non volevano. Ma era un inizio».

Ma non sono solo le
radio a dirigere i «riots». Se nelle commemorazioni dei 40 anni molti
parlano ancora della spontaneità della rivolta, del suo essere non
strutturata, senza direzione e senza programma, il ruolo delle gang
nere angelene non è da sottovalutare. Nate già negli anni `40 come
risposta a gang razziste bianche, come quella degli Spook Hunters,
negli anni `50 e `60 si caratterizzano per le loro faide interne. Le
gangs sono grossolanamente divise geograficamente tra «eastside» e
«westside» i due lati del ghetto divisi dalla nuova autostrada urbana,
la Imperial Freeway. Sono bande con il culto dell’automobile che si
affrontano in duelli a mani nude, o con bastoni e coltelli, anche se
qualche volta ci scappa il morto. Le gang più importanti sono i
Gladiators (Westside) e gli Slausons (Eastside).

Sono rivali
feroci fino al 1965. Ma lo spirito degli anni `60, di Berkeley, e dei
movimenti anti-sistema arriva anche qui. Poco prima della rivolta è in
atto un movimento di tregua tra le gang, ispirato e guidato dai primi
militanti politici neri, una nuova leadership che rompe con quella
moderata delle chiese e delle organizzazioni per i diritti civili e che
nella rivolta troverà nuova linfa.

Sono le gangs a dirigere, di
fatto, la rivolta. E dopo Watts, uno dei leader degli Slausons,
Alprentice «Bunchy» Carter diventerà il responsabile della sezione di
Los Angeles del neonato Black Panther Party, a cui aderiscono decine di
giovani che hanno preso parte alla rivolta. Per cinque anni le attività
e gli scontri tra le gang spariscono, mentre vengono create
organizzazioni ed eventi che per la prima volta fanno di Watts un posto
dove vale la pena vivere: il Watts Arts Festival, il Watts Writers
Workshop diventano per un breve, glorioso periodo manifestazioni di
assoluto livello. Ma nascono anche il gruppo Community Action Patrol,
per il monitoraggio degli abusi della polizia, Us Organization, il
gruppo nazionalista nero di Ron «Maulana» Karenga. Un fiorire di
attività e di organizzazioni che si spegnerà all’inizio degli anni `70,
distrutto dalle attività del Fbi attraverso il famigerato organo
anti-insurrezionale Cointelpro, e dai contrasti tra Panthers e Us che
si concluderanno con l’assassinio di Carter per mano dei nazionalisti
neri.

Ma torniamo ai giorni di Watts. La reazione della comunità
bianca è di terrore, anche se la polizia riesce a contenere la rivolta,
ci si rende conto che è stata solo quella «thin blue line» quella
sottile linea blu, rappresentata dalle uniformi dei poliziotti del Los
Angeles Police Department a evitare che la rivolta si allargasse a
tutta la città. Quanto alla comunità nera, due giorni dopo la fine
della rivolta, arriva in città Martin Luther King. Il sindaco di L.A.
rifiuta di fargli visitare le carceri dove ci sono i rivoltosi
arrestati, dicendo che King avrebbe incitato un’altra rivolta. King va
allora a Watts, in un’atmosfera tesissima. Centinaia di persone lo
circondano e lo fischiano. King aveva chiesto l’intervento della
polizia per fermare la rivolta, ma ora i suoi fratelli neri gliene
chiedono conto. «Che altro deve fare la gente, senza lavoro, senza
prospettive?» gli chiedono. King parla, chiede un forte impegno del
governo, fondi contro la povertà e per le scuole. «Dobbiamo unire le
nostre mani» dice ecumenicamente il Premio Nobel per la Pace. «E
appiccare il fuoco!», urla qualcuno dalla folla. «Ci saranno giorni
migliori!» risponde King. «Quando?» gli chiedono e lo slogan «Burn,
baby, burn» diventa di tutta la folla. King interrompe la visita a
Watts.

Il dopo-rivolta inizia con le dichiarazioni del
Presidente Lyndon Johnson, che sui diritti civili si gioca gran parte
della sua credibilità e che vede in Watts un pericolo mortale: «Un
rivoltoso con una molotov in mano – dichiara – combatte una battaglia
per i diritti civili, tanto quanto lo fa uno del Ku Klux Klan con un
lenzuolo addosso e una maschera sulla faccia. Sono tutti e due quello
che li definisce la legge: fuorilegge, distruttori dei diritti e delle
libertà costituzionali e in ultima analisi, distruttori dell’America
libera».

Sul versante opposto, intellettuali come il
situazionista Guy Debord vedono in Watts «una rivolta contro lo
spettacolo che – anche limitata a un solo quartiere come Watts –
rimette in questione tutto, perché è una protesta contro una vita
disumanizzata, una protesta di individui reali contro la loro
separazione da una comunità che appagherebbe la loro vera natura umana
e sociale e che trascenderebbe lo spettacolo».

Inchiesta sulle cause

Una
Commissione di Inchiesta sulle cause della rivolta, creata dal
governatore della California Pat Brown (il padre di Jerry Brown) e
diretta da John McCone analizza le cause della rivolta: disoccupazione
due o tre volte più alta tra i neri che nella popolazione generale, due
terzi degli studenti neri non finisce la scuola, la polizia, e il suo
capo Parker sono oggetto di odio da parte di tutta la comunità nera. Ci
sono raccomandazioni che verranno seguite come l’apertura dell’impiego
pubblico ai neri, il coinvolgimento della leadership nera nel governo
della città (nel 1973 viene eletto il primo nero sindaco di Los
Angeles, Tom Bradley) l’apertura dei ranghi della polizia alle
minoranze. Ma non basterà. Il 29 aprile 1992, in circostanze e in
condizioni singolarmente simili a quelle della rivolta di Watts, tutta
South Central Los Angeles esplode in 4 giorni di rivolta.

Walter
Mosley, lo scrittore nero di Los Angeles che l’anno scorso ha
pubblicato «Little Scarlet», un giallo ambientato durante la rivolta di
Watts, ha così ricordato i giorni di Watts, da lui vissuti come
ragazzino di 12 anni: «Il risultato più immediato e quasi inconscio
della rivolta è stato che qualcuno ha avuto una sensazione di amara
soddisfazione, altri hanno imparato ad aver paura. La lezione, per neri
e bianchi, è stata insegnata, ma non imparata. La gente in tutto il
mondo, dal Darfur a Cleveland, da Parigi a Giakarta, soffre. Sono
arrabbiati e disillusi, perduti davanti agli schermi tv e ai pulpiti
dominati dai fanatici religiosi. C’è un pensiero da qualche parte nella
loro incoscienza, una parola che attende di essere pronunciata. Questo
è quello che mi ricordo di quella estate calda. Mi ricordo un futuro
che sarà dimenticato prima che sappiamo che è accaduto».


da http://www.magnificentmontague.com/:

When
rioters in Watts, California, began shouting "Burn, Baby! BURN!" in the
turmoil of 1965, they were echoing the most popular cry on
rhythm-and-blues radio: The trademark of Magnificent Montague, the most exciting R&B disc jockey ever to stroll through Soulsville.

In
Los Angeles on KGFJ, and earlier in New York on WWRL, Montague yelled
"Burn!" whenever he was playing a record that moved him. His listeners
followed suit, calling Montague and shouting "Burn!" on the air. The
emotion in that exchange reverberated with as much excitement as the
music of Stevie Wonder, Sam Cooke and Otis Redding. […]

info: 

http://www.magnificentmontague.com/ 

http://en.wikipedia.org/wiki/Magnificent_Montague

Categories: deejaying, hip hop kulture Tags:

commenti riabilitati con il plugin reCAPTCHA

May 6th, 2008 Comments off

See a live demo of reCAPTCHA

Non so perchè ma c’era un errore nelle impostazioni dei blog e i
commenti non funzionavano più; adesso funzionano normalmente sia su
questo che su gli altri due blog (officine cinematografiche e streptos music).

Evidentemente il plugin reCAPTCHA era in conflitto con gli altri plugin antispam.

Il suddetto plugin è stato abilitato per far fronte alla enorme mole di
spam che intasava i messaggi di questo e gli altri due blog in
questione.

reCAPTCHA
è molto semplice da usare basta scrivere le due parole che compaiono
nella finestra rossa bordeaux di reCAPTCHA e cliccare su invia per
inviare il messaggio. magari può se3mbrare una menata ma vi assicuro
che è semplicissimo e soprattutto non potevo continuare a cancellare
migliaia di messaggi spam tutti i giorni!

FUCK YOU SPAMMERS!!! 

I commenti e le critiche (di qualsiasi tipo) sono sempre bene accetti/e

il vostro amichevole vicino…

THX 1138 

Categories: varie Tags:

Graffiti CPA Fi-Sud

May 1st, 2008 Comments off

Graffiti, stencil, latrinalia, e poster al Centro Popolare Autogestito Firenze Sud Foto di Kate e THX (2008)

click to expand (your mind)

Categories: graffiti writing Tags: ,

Hip Hop Art: Toxic, Miss Van, Obey, Mike Giant

April 21st, 2008 Comments off
clicca sui link per entrare nelle cartelle di immagini 
click on the links to enter folders 
http://www.autistici.org/2000-maniax/foto%202008/mike%20giant%20bologna/ssl21390.jpg
[DIR] mike giant, miss van, obey - bologna/     18-Apr-2008 19:51    -   
 
http://www.autistici.org/2000-maniax/foto%202008/toxic%20graff/dsc00418.jpg
[DIR] toxic/            19-Apr-2008 20:01    -   
 
http://www.autistici.org/2000-maniax/foto%202008/venezia.jpg 
tutte le foto: Kate (2008)

record digging documentary

April 14th, 2008 1 comment
http://www.youtube.com/watch?v=c5IJjBvSFyU
 
Interessante documentario che tratta la pratica del crate digging – ovvero l’arte di cercare e trovare beats, breaks e particolari suoni su vecchi dischi di vinile nelle ceste, sugli scaffali dei negozi o in qualsiasi altro luogo che contenga dei dischi – e i dj/produttori protagonisti di tale scena. Buona visione!
 
Saluti dal vostro affezionatissimo
THX 1138 
 
—CREDITS: JESPER from
BUSYBODY FILMS you can peep his clips and read about other
hiphop-related films on myspace.com/busybodyfilms—

Beat Diggin Art Form Documentary
Real hip hop at its finest, Real producers, none of that keyboard swizz beats garbage.
REAL DIGGIN IN THE CRATES
SHOWING YALL HOW ITS DONE!
REAL HIP HOP
Legends talkin about and showin yall real Diggin in the crates:

Diamond D (D.I.T.C)
Mr. Walt (Beatminerz)
Showbiz (D.I.T.C)
Evil D (Beatminerz)
Godfather Don
Paul Lepe

Special Appearences by: Common , Mos Def, & Royal Flush

If ya feelin this DVD and its beat diggin roots,
go
check out Dj Ray Swift’s "The Grand Spectacular"…This producer
refuses to use keyboard beats and GETS HIS FINGERS DUSTY DIGGIN THE
THEM CRATES!
peep it & purchase if u feelin it here:
http://www.stacksvinyl.com/store/the-…

Category: 
Howto & Style
Tags: 
 

DEEP CRATES – documentario (scarica il torrent qui)  
estratti 
videovideovideo

videovideo 

DEEP CRATES 2
trailer
video

 
Categories: crate digging Tags:

David Hilliard e Silvia Baraldini @ La Citè (FI) 8 aprile 2008

April 6th, 2008 2 comments

David Hilliard
David Hilliard 

da una mail di Libreria La Citè del 6 Apr 2008 09:45:45 -0700:

MARTEDI’ 8 APRILE ORE 21.00

in collaborazione con la Dr. Huey P. Newton Foundation

-Black Pather Party Party, attualità, percorsi di storia e di memoria-

incontro con:
David Hilliard (fondatore ed ex capo di stato maggiore del Black
Panther Party)
Silvia Baraldini (attivista storica del movimento per i diritti
civili negli USA per cui ha subito 24 anni di isolamento carcerario)
Coordina: Anubi d’Avossa Lussurgiu (giornalista del quotidiano Liberazione)
(interpretariato: John Gilbert)

DAVID HILLIARD
Membro fondatore ed ex-Capo di Stato Maggiore del Black
Panther Party, è un’incomparabile autorità “intellettuale” sulla storia
del Black Panther Party. E’ autore di numerosissimi libri sul BPP e
sulle dinamiche sociali della comunità afroamericana dagli anni ’60 ad
oggi, ultimo tra tutti, appena uscito ed in presentazione esclusiva
durante il suo tour italiano, quello sui programmi di autogestione
sociale messi in piedi negli anni ’60 e ’70 all’interno dei ghetti
urbani dal BPP. Dalla fine degli anni ‘60 le Pantere Nere sono state, a
livello nazionale, l’unica organizzazione che offriva gratuitamente
cibo, medicine e servizi legali all’interno delle periferie; solo per
citare alcune cose di comprensione diretta. Proprio per il loro
radicamento sociale tra “gli ultimi”, la loro dinamica di contropotere e
la loro reale attrattività, le Pantere Nere sono state classificate dal
direttore dell’FBI (J. Edgar Hoover) "la più grande minaccia per la
sicurezza interna agli USA". Dal 1993 David Hilliard dirige le attività
della “Dr. Huey P. Newton Foundation”, un’organizzazione no-profit
impegnata a preservare e promuovere l’eredità intellettuale, sociale e
storica dell’esperienza del BPP. Il lavoro svolto dalla fondazione ha
anche attirato l’attenzione del New York Times, il Chicago Tribune e il
Los Angeles Times, come pure della National Public Radio e della
Pacifica Radio Network. David Hilliard insegna al Merritt College, al
Laney College ed al New College, partecipando, inoltre, a conferenze in
tutti gli Stati Uniti ed in Europa: per la prima volta arriva anche in
Italia; è stato anche un consigliere per il lungometraggio "Panther" (di
Mario Van Peebles) e per la produzione teatrale montata a film di Spike
Lee, "A Huey P. Newton Story".

SILVIA BARALDINI
http://it.wikipedia.org/wiki/Silvia_Baraldini

LibreriaCafé La Cité – Firenze
Borgo San Frediano 20rosso – 50124 Firenze
tel: +39 055 210387
http://www.lacitelibreria.info

panther power

Categories: hip hop kulture, varie Tags:

Frosty Freeze R.I.P.

April 5th, 2008 1 comment

da http://www.orlandosentinel.com/entertainment/music/orl-bk-breakdancer040508,0,7981818.story 

Rock Steady Crew breakdancer Frosty Freeze dies in NYC at age 44

Wayne "Frosty Freeze" Frost
 
Frosty Freeze doing his breakdance moves. Photo: Martha Cooper 

The Associated Press
5:58 PM EDT, April 4, 2008

NEW YORK – Wayne "Frosty Freeze" Frost, a hip-hop pioneer whose acrobatic performance with the legendary Rock Steady Crew in the 1983 movie "Flashdance" helped set off a worldwide breakdancing craze, has died. He was 44.

Frost died Thursday at Mount Sinai Medical Center after a long illness, said Jorge "Fabel" Pabon, a senior vice president of the crew where Frost and other so-called b-boys (for beat or break boys) made their name performing complicated and daring dance routines.

"He was one of most charismatic b-boys that ever lived," said Benson Lee, director of the new documentary film "Planet B-Boy."

Breakdancing emerged from the Bronx and Harlem in the early 1970s, part of the hip-hop culture that also included graffiti, MCing or rapping, and disc jockeys scratching and mixing vinyl records on turntables.

During extended pauses, or breaks, in the music, b-boys would mimic James Brown’s showmanship and footwork and Bruce Lee’s martial arts, adding their own signature moves.

Frost was known for his energetic style, intricate choreography and fearless moves including back flips and head spins. One was even dubbed the "Suicide."

Frost got his start in 1978 with the Bronx-based Rock City Crew. In 1981, he became part of the Rock Steady Crew, joining such acclaimed breakdancers as Ken Swift and Lil Crazy Legs.

Frost toured the world with the Rock Steady Crew and other hip-hop artists, including Fab 5 Freddy, Futura 2000 and Kool Lady Blue.

Frost’s appearance with Rock Steady Crew in "Flashdance" spread the breakdance phenomenon globally, said Joseph Schloss, a visiting scholar in the music department at New York University. "He was one of the first B-boys that most people ever saw," Schloss said.

Graffiti artist and close friend Zulu King Slone, who knew Frost for 15 years, said he was "like a walking hip-hop culture encyclopedia."

As a member of the Rock Steady Crew, Frost also appeared in several movies on hip-hop culture, including "Wild Style," "Beat Street" and "Style Wars." He also appeared on the cover of the Village Voice in 1981.

Funeral arrangements were incomplete.


 

links:
Categories: breaking, hip hop kulture Tags:

4 aprile: 40° anniversario della morte di Martin Luther King, Jr.

April 4th, 2008 Comments off

da http://www.booksblog.it/post/2662/4-aprile-anniversario-della-morte-di-martin-luther-king 

4 aprile: anniversario della morte di Martin Luther King

Oggi 4 aprile è l’anniversario della morte di Martin Luther King,
Premio Nobel per la pace (il più giovane della storia),
politico, attivista e pastore protestante statunitense, leader dei
diritti civili e simpatizzante marxista.

Unanimemente riconosciuto apostolo della resistenza non violenta,
eroe e paladino dei reietti e degli emarginati, Martin Luther King si
è sempre esposto in prima linea affinché fosse abbattuta
nella realtà americana degli anni ‘50 e ‘60 ogni
sorta di pregiudizio etnico, finché non fu assassinato a colpi
d’arma da fuoco prima della marcia del 4 aprile 1968 a Memphis,
Tennessee.

Non sono poche le iniziative editoriali legati a Luther King che
provano a divulgare il suo pensiero, anche se per la maggior parte
delle pubblicazioni si tratta di raccolte di citazioni, discorsi,
lettere e altri brevi scritti.

link 

http://www.thekingcenter.org/

http://it.wikipedia.org/wiki/Martin_Luther_King

http://en.wikipedia.org/wiki/Martin_Luther_King,_Jr. 

http://nobelprize.org/nobel_prizes/peace/laureates/1964/king-bio.html 

http://www.stanford.edu/group/King/ 

Categories: hip hop kulture, varie Tags:

ristampe su vinile – vinyl reissues

April 3rd, 2008 Comments off

Per la gioia di tutti gli appassionati di black music sono uscite ultimamente varie ristampe di grandi classici del funk e del reggae; eccovi le foto delle copertine e le informazioni sui vari vinili in questione (clicca per ingrandire):

lee perry - i am the upsetter - trojan
Lee Perry – I Am The Upsetter – Trojan (ristampa 8 x 7" box set)

various artists - strange breaks & mr thing - bbe
Artisti vari – Strange Breaks & Mr Thing – BBE (ristampa 3 x LP)

various artists - new orleans funk - soul jazz records
Artisti vari – New Orleans Funk – Soul Jazz (ristampa 3 x LP)

jamaica funk - various artists - soul jazz records
Artisti vari – Jamaica Funk – Soul Jazz (ristampa 2 x LP)

sound dimension - mojo rocksteady beat - soul jazz records
Sound Dimension – Mojo Rocksteady Beat – Soul Jazz (ristampa 2 x LP)

xxx 

Categories: crate digging Tags: