Blaxploitation! Intervista con Pam Grier
dal sito della casa editrice a-change sezione Blaxploitation http://www.a-change.com/blax.html:
DA FOXY BROWN A JACKIE BROWN
Intervista con Pam Grier. L’icona femminile dei settanta torna a reclamare il suo trono
Di Veronica Mixon
Traduzione Salvatore Castellana
Oggi senti il successo in maniera diversa rispetto a vent’anni fa?
Veramente non ci penso. Mi diverte tutto questo interessamento nei miei confronti. Trovo un buon film ogni quattro anni, e lo chiamano un ritorno. È un complimento. Come per dire, stai tornando, significa che in passato eri grande. L’accetto volentieri.
Il personaggio di Jackie Brown rappresenta un ritorno agli anni settanta?
Non so se sia un ritorno o solo un estensione di quegli anni. Lei è matura, saggia e lavora duro. Lei è una parte di me. Nella vita ci sono ostacoli da superare. Ho permesso ad alcuni di entrare nella mia vita, dirigerla e hanno fallito quando avrei dovuto farlo da sola. Ora ho il pieno controllo della mia vita.
Come è stato quando Quentin ha detto: “Sto preparando questo film e voglio te nel progetto”?
Due anni fa l’ho incontrato al Pan-African Film Festival e mi disse “Ho qualcosa per te”. Pensai che Quentin fosse molto carino. Molti registi, un’intera lista, ha scritto cose per me. Ma poi si sono sposati o hanno fatto un film per Kevin Costner o qualcosa di meglio e così via. Non volevo rimanere delusa così lo ringraziai per aver pensato a me. È un complimento quando qualcuno dice che il tuo lavoro gli interessa.
Ma poi ti ha chiamato.
L’ho rivisto alla Science Fiction Hall of Fame Awards in onore di John Carpenter, dove mi parlò della sceneggiatura. Gli dissi “Ok Quentin ma prima che io perda tutti i denti e che mi si affloscino le tette!”. Sei mesi dopo, mi telefonò. Prima mi chiese “Perché non mi hai chiamato?” e poi “Ti sto spedendo qualcosa!”. Pensavo che arrivasse con la FedEx, invece c’impiegò una settimana ad arrivare e dovetti pagare anche la tariffa postale!
Sembra proprio che sia valsa la pena di aspettare e di aver dovuto pagare la tariffa postale!
Jackie Brown è basato su un libro di Elmore Leonard, uno degli scrittori più prolifici di tutti i tempi. Puoi sentirli vivere i suoi personaggi. Molti aspirano a scrivere come lui. Stavo leggendo questa roba e pensavo: Wow ma è lo stile di Quentin ed è per me!
Cosa ti disse quando lo hai richiamato?
Non l’ho richiamato subito. Ho riflettuto. Forse era per qualcun altro, e io ero solo la seconda o terza scelta, o non si sarebbe fatto. Kevin mi disse “E’ meglio che lo chiami prima che prenda qualcun altro”. Lo chiamai e mi disse “Sei tu Jackie Brown!”
Hai mandato il tuo agente a sistemare la cosa?
No.
Perché no?
Quello era un regalo che mi avevano fatto. Ho solo detto a Quentin “Ti guarderò le spalle se tu guarderai le mie, non lasciarmi cadere.” Il fatto che avrei lavorato per Quentin Tarantino non mi dava la possibilità di trattare un grande compenso. E con che coraggio potrei mettere il mio nome su quelli di Samuel L. Jackson, Robert De Niro e Michael Keaton?
Ma il tuo nome appare per primo…
Di certo non pensavo: “ Il tuo nome sarà sopra quello di tutti!” Dovevo lavorare e dovevo avere fiducia perché Quentin ne aveva in me. Ha impiegato due anni della sua vita scrivendo per me, così era meglio essere pronta a partire.
Quanto ti ha cambiato la vita Jackie Brown?
Bene non so precisamente quanto mi abbia cambiato la vita, certo è che mi sono arrivate moltissime sceneggiature da registi meravigliosi.
Spike Lee ha criticato Tarantino perché i suoi personaggi usano la parola Nigger. Cosa ne pensi di un progetto in cui questa parola viene pronunciata così spesso?
Se vai a Compton, Baldwin Hills o Harlem, cosa sentirai? Sentirai la realtà. In aree indigene sentirai quella parola come fosse un appellativo affettuoso.
Perché va bene usarla in un contesto e non in altri?
Nigger è un termine che qualcuno dà a qualcun altro per sminuirlo, usarlo è un atteggiamento, una mancanza d’educazione.Oggi significa diverse cose. Tutto dipende da con chi stai parlando. Voglio dire abbiamo Ang Lee che fa un film bianco, ma non tenta di ostacolare i suoi colleghi nell’essere loro stessi, ed è Asiatico. Questo è il motivo per cui Quentin dovrebbe essere in grado di fare un film Black. Steven Spielberg fa film Black. Come esseri umani dobbiamo avere questo dono: comprendere la nostra condizione umana. Questo è ciò che riguarda un regista. Chi siamo noi per privare la gente della loro realtà?
Parlando di realtà, qual’era quella di Coffy?
Volevano farmi vivere ed essere al massimo. Mi dissero “Dovresti vestire come il personaggio” e io rifiutai. Mi dissero “ il tuo pubblico ne rimarrà deluso” e io dissi “Sono più furbi di quel che sembrano!”.
Credo che il rifiutare la strada più facile, il non lasciarsi guidare dalle regole,avrebbe potuto costarti in fama e fortuna…
Non sono entrata nel mondo del cinema per diventare famosa o per fare un mucchio di soldi. Gli attori non lo fanno. Ho solo interpretato il lavoro. Sapevo che bisogna essere molto umili quando sei un attore. Ci sono cose che non farai, che non sarai e che non otterrai.
Hai preso parte a film in piccoli ruoli in questi anni. Ti hanno mai offerto grandi ruoli?
Non trovo molto lavoro perché sono più alta della maggior parte dei protagonisti maschili. Il meraviglioso Ruben Cannon mi chiamò e disse: “Ti voglio ad un’audizione per What’s Love Got to Do With It!”. Tina Turner? Lei è alta un metro e cinquanta!! Fantastico, ma non so se mi conviene prepararmi per una settimana in un ruolo che non otterrò dato che chiunque interpreterà Ike dovrà spaccarsi la schiena cercando di acchiapparmi per tutta la stanza!
Cosa hai fatto durante i tempi duri?
Ho affittato una stanzetta ai vecchi studios di Francis Coppola per lavorare sulle mie capacità come scrittrice. Volevo raffinare il mio stile nel campo della sceneggiatura e del teatro dato che lì le dinamiche sono differenti.
Com’è stato fare teatro dopo tutti quei film?
Quando ho partecipato a Fool for Love, una messa in scena di novanta minuti senza interruzioni, era la mia prima volta ed è stato un vero test. O sei un attore, o te ne vai. Ho capito che io potevo farlo.
Qual è stato il ruolo più estremo che hai interpretato sul palcoscenico?
Sono ingrassata di 46 kg per interpretare Terrence McNally in Frankie and Johnnie.
Quarantasei chili!!
Si. È stata la storia d’amore più bella. Mi dissi “Anche se rischio di non lavorare mai più, voglio questo ruolo!”
Ti hanno consigliato di non farlo?
Si l’hanno fatto. Dicevano “Non sarai più attraente. Al pubblico non piace la gente grassa e sarai ostracizzata/emarginata.” E lo ero. Tipi con cui uscivo non volevano più saperne di uscire con me. Registi facevano stupide battute sul peso. La gente per strada era crudele. A volte mi capitava di ritornare in teatro piangendo, meravigliandomi di quanto la gente potesse essere così insensibile.
Però sembra che ti sia ripresa molto bene dai quei giorni dei pesi massimi. Chi della tua famiglia è responsabile per i tuoi incredibili geni?
Credo mia mamma. Ma anche un po’ di magia nera. Nel Sud c’è un culto Nativo-Afroamericano dove cantano e ti sfregano olii e foglie addosso e ti asciugano la faccia con il tuo pannolino. L’ammoniaca che ci mettono è l’astringente. Usano anche quella roba perché molte donne della mia famiglia credono in questi riti, così come gli uomini che hanno i loro particolari rituali. Amo la cultura della mia gente. Ma può anche essere che mi piace sporcarmi.
Niente chirurgia?
Niente chirurgia! Tengo semplicemente la mia pelle pulita. Potrebbe essere la mia dieta. Medito e mi faccio intrugli d’erbe cinesi. Vado spesso a Chinatown per procurarmi casse di Ginseng e erbe cinesi per le donne. Credo nelle teorie cinesi dell’auto medicazione.
Willie Hutch "out there" – Foxy brown soundtrack
http://www.youtube.com/watch?v=OS66Fg8Wvc4
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