In risposta alla fobia dei presunti buchi neri –riguardante l’esperimento con l’acceleratore di particelle che avrà luogo domani 9 settembre a mezzanotte– ai laboratori del CERN (Large Hadron Collider) di Ginevra, Svizzera, pubblico questo video la cui visione mi è stata consigliata da Miccia (Grazie! :-*)
Large Hadron Rap
segue un articolo sull’esperimento e una intervista con Kate McAlpine, la collaboratrice del CERN che ha scritto le rime del Large Hadron Rap
fonte: http://www.corriere.it/cronache/08_settembre_02/rap_acceleratore_particelle_359bacaa-7902-11dd-b720-00144f02aabc.shtml
Successo su Youtube per la fisica cantante del CERN di Ginevra
Un rap per l’acceleratore di particelle
Come spiegare in musica il funzionamento dell’LHC, il più costoso esperimento di fisica degli ultimi anni
MILANO – L’ha scritto e interpretato una collaboratrice del Cern di Ginevra. Il rap che spiega il funzionamento del Large Hadron Collider (LHC) è tra i più visti su Youtube – e oltre a ciò è anche scientificamente corretto. Si trova a Ginevra ed è il vanto dell’intera ricerca scientifica europea: il più potente acceleratore di particelle al mondo è pronto a partire. Il 10 settembre un primo fascio di protoni farà il suo giro di prova all’interno dell’anello sotterraneo lungo 27 chilometri. O, come sostengono i più pessimisti, potrebbe creare un piccolissimo buco nero che potrebbe risucchiare, progressivamente, tutta la materia del pianeta, noi stessi e forse l’intero universo. Un buco nero creato artificialmente all’interno del laboratorio internazionale di fisica di Ginevra.
ACCELERATORE – L’acceleratore di particelle LHC rappresenta il più importante e costoso esperimento di fisica degli ultimi anni. Ed è anche tra i più complicati. Le dimensioni e la complessità del progetto non hanno però impedito a Kate McAlpine di affrontarlo e spiegarlo con ironia. Il Large Hadron Rap della giovane fisica 23enne, che attualmente svolge uno stage a Ginevra, ha già ottenuto un discreto successo in rete. In meno di un mese, il videoclip è stato visionato da quasi 600 mila persone. La ragazza statunitense canta e balla a ritmo di rap nel tunnel dell’acceleratore di particelle, con tanto di camice bianco, occhiali di protezione e casco blu. Il suo nome d’arte è Alpinekat e nel video musicale la giornalista scientifica cerca di spiegare ai profani in questa materia la complessità del progetto, appunto, cantando.
RAP – «Scrivere in rima è facile», ha dichiarato la studentessa del Michigan. «L’hip-hop e la fisica sono due universi a parte. A me sembrava interessante provare a metterli insieme». In un primo momento i responsabili del centro svizzero non vedevano di buon occhio questa sorta di melange, hanno in seguito autorizzato la «fisica rapper» a girare il videoclip all’interno dell’LHC. E ora sono entusiasti del progetto musicale: «Amiamo il rap e oltretutto il testo è scientificamente corretto», ha detto il portavoce del CERN, James Gillies. Un motivo può essere anche la tradizione musicale del centro di ricerca elvetico: una volta l’anno il club musicale locale organizza il festival open air Hardronic, al quale si esibiscono numerose band composte dagli oltre 3 mila tra scienziati, ricercatori e collaboratori che lavorano al CERN. Tra le più acclamate c’è il gruppo Les Horribles Cernettes, le cui iniziali ricordano oltretutto il superesperimento che partirà a breve. Come per Alpinekat, anche qui le canzoni affrontano generalmente temi legati alla fisica o alle particelle elementari: le hit si chiamano Collider, Every Proton of You o Big Bang.
Elmar Burchia
02 settembre 2008(ultima modifica: 03 settembre 2008)
qui sotto c’e’ il testo di un articolo paranoico
fonte: http://www.repubblica.it/2008/09/sezioni/scienza_e_tecnologia/big-bang-test/big-bang-test/big-bang-test.html
L’esperimento fra 10 giorni. Guerra tra scienziati: "Un buco nero ci inghiottirà"
Il CERN di Ginevra: nessun rischio. Ricorso alla Corte Europea dei Diritti Umani
"Fermate il test sul Big Bang
o la Terra sparirà"
dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI
"Fermate il test sul Big Bang o la Terra sparirà"
L’acceleratore di particelle a Ginevra
LONDRA – Per gli studiosi che si apprestano a spingere il pulsante d’accensione, si tratta di ricreare le condizioni che esistevano una frazione di secondo dopo il Big Bang: ovvero di riportarci indietro nel tempo sino al momento della creazione del nostro universo, all’inizio del mondo.
Ma per un gruppo di preoccupati ricercatori l’esperimento che dovrebbe cominciare tra dieci giorni in un immenso laboratorio sotterraneo, sepolto a un centinaio di metri sotto il confine tra Francia e Svizzera, comporta il rischio della fine del mondo, la distruzione e anzi la letterale scomparsa del nostro pianeta. Così, all’ultimo momento, gli oppositori del progetto hanno presentato un ricorso davanti alla Corte Europea dei Diritti Umani, che in teoria potrebbe bloccare il più grande, ambizioso e costoso test scientifico di tutti i tempi.
Oggetto della contesa è il Large Hadron Collider, un acceleratore da 6 miliardi di euro che, facendo scontrare particelle atomiche ad alta velocità e generando temperature di più di un trilione di gradi Celsius, dovrebbe rivelare il segreto di come è cominciato l’universo. Venti paesi europei, più gli Stati Uniti, hanno finanziato il progetto, che dopo anni di preparativi dovrebbe prendere il via il 10 settembre al Centro di Ricerche Nucleari di Ginevra.
Qualcuno, tuttavia, teme che l’esperimento andrà ben oltre le aspettative, creando effettivamente un mini buco nero, che crescerà di dimensioni e potenza fino a risucchiare dentro di sé la terra, divorandola completamente nel giro di quattro anni. Gli scienziati di Ginevra ribattono che non c’è assolutamente nulla da temere: ci sono scarse possibilità che l’acceleratore formi un buco nero capace di porre una minaccia concreta al pianeta, dicono, perché la natura produce continuamente delle collisioni di energia più alte di quelle che saranno create artificialmente dall’acceleratore, per esempio quando i raggi cosmici colpiscono la terra. Esperimenti di questo tipo, inoltre, sono stati condotti per trent’anni, senza avere risucchiato nemmeno un pezzettino della terra né causato danni di qualsiasi genere.
Vero è che il nuovo acceleratore ha suscitato attenzioni e polemiche perché è il più grande mai costruito, con una circonferenza di 26 chilometri e la possibilità di lanciare particelle atomiche 11.245 volte al secondo prima di farle scontrare una contro l’altra a una temperatura 100mila volte più alta di quella che esiste al centro del sole. La speranza è individuare, così facendo, le teoriche particelle chiamate bosoni di Higgs, giudicate responsabili di avere dato massa, ovvero peso, a ogni altra particella esistente. Ma gli scienziati ammettono che ci vorranno anni prima di arrivare eventualmente a un risultato del genere, per le difficoltà nel trovare particelle così infinitesimamente piccole nel caos primordiale post-Big Bang creato dentro l’acceleratore.
Abbiamo ancora dieci giorni per salvare la terra?, si chiede, con leggera ironia, il Sunday Telegraph. "I miei calcoli indicano che il rischio che un buco nero mangi il pianeta a causa dell’esperimento è serio", afferma il professor Otto Rossler, un chimico tedesco della Eberhard Karls University che ha presentato il ricorso alla Corte Europea dei Diritti Umani insieme ad alcuni colleghi. Replica James Gillies, portavoce del Centro Ricerche Nucleari di Ginevra: "Il ricorso non introduce nessun argomento che non sia già stato esaminato e respinto in passato, se questi esperimenti fossero rischiosi lo sapremmo già".
In ogni caso lo sapremo con certezza dopo il 10 settembre, se la Corte Europea, come sembra di capire, darà luce verde all’iniziativa: che non sarà la "fine del mondo", ma un po’ di curiosità al di fuori dei confini della scienza, in questo modo, l’ha ottenuta.
(1 settembre 2008)
segue un articolo di risposta a tali paranoie
fonte: http://www.keplero.org/2008/03/and-i-feel-fine.html
30/03/08
And I feel fine
L’avete sentito, no? Ne parlava ieri il New York Times, e oggi hanno ripreso la notizia anche i nostri quotidiani. (In rete ho visto che se ne accennava qui e qui.) Se non fosse bastato Dan Brown a dipingere il CERN come un covo di gente che prepara l’apocalisse, adesso ci si sono messi anche i signori Wagner e Sancho. I due hanno intentato causa per il rischio che LHC produca mini buchi neri che potrebbero distruggere la Terra (sono recidivi, perché hanno già perso una causa analoga contro il RHIC). Ora, la cosa non è una novità, in quanto le prime speculazioni teoriche sulla produzione di mini buchi neri al CERN risalgono al 2001. Ma il punto è che tutti gli studi condotti per accertare possibili conseguenze nefaste hanno mostrato che non c’è nessun rischio reale. Perché? Intanto perché la produzione di mini buchi neri è del tutto ipotetica. Poi, perché LHC non farà altro che prendere protoni e sbatterli l’uno contro l’altro a velocità prossime a quelle della luce. La stessa cosa la fa, da miliardi di anni, l’universo: i raggi cosmici che giungono in continuazione sulla Terra, sulla Luna e su qualsiasi altro pianeta non sono che particelle cariche pesanti accelerate a velocità altissime. Ma la Terra e la Luna sono lì da miliardi di anni, come chiunque è in grado di constatare. Il fatto è che buchi neri così piccoli come quelli che potrebbero essere prodotti da LHC scomparirebbero in un tempo brevissimo a causa del fenomeno di evaporazione di Hawking. E anche se non evaporassero, attraverserebbero la Terra a una velocità tale da non avere il tempo di interagire con niente. E anche se, per un caso assolutamente improbabile, uno di quegli ipotetici mini buchi neri rimanesse intrappolato all’interno del nostro pianeta, il danno che potrebbe fare sarebbe ben poca cosa (al massimo, avendo a disposizione tutto il tempo trascorso dall’origine dell’universo a oggi, miliardi di anni, potrebbe ingoiare appena un milligrammo di materia.)
Come al solito: catastrofismo più tecnofobia uguale bufala.
The Method Of Science The Aim Of Religion
Il vostro amichevole vicino THX 1138