NO ALLA TESSERA DEL DJ!
Iniziativa promossa da Switch – creative social network
Firenze – Giovedì 14 ottobre 2010
Nell’ambito della manifestazione D!
Incursioni artistiche alla riscoperta di spazi urbani di partecipazione
Per chi vuole dire NO alla Tessera del DJ l’appuntamento è il 14 Ottobre in Piazza Santa Maria Novella alle ore 17.00 e in Piazza San Lorenzo alle ore 21.00 (Firenze).
P.S. PORTATE I VOSTRI VINILI!!!
I motivi del nostro no
Il 3 Dicembre 2009 nella sede della Presidenza e Direzione Generale
della Società Italiana Autori Editori a Roma è stato firmato un
protocollo d’intesa tra la SIAE le Associazioni di categoria dei
disc-jockey.
Il Presidente SIAE Giorgio Assumma ha definito l’accordo storico e di
festa per la musica italiana : “ Nei momenti di crisi, è molto
importante il lavoro dei DJ di diffusione della musica. Questa licenza è
un riconoscimento e una legittimazione della loro attività.”
A noi però questa versione dei fatti non ha convinto fino in fondo,
così abbiamo spippolato su diversi forum e cercato qualche informazione
in più sulla cosiddetta “tessera del dj” e abbiamo scoperto che la
festa sarà sempre di più per la S.I.A.E. e sempre meno per la musica.
Ma prima di affrettare giudizi cerchiamo di fornire qualche informazione ai tanti “impanicati” da questa novità:
La tesserà servirà in primo luogo a regolarizzare le cosiddette “copie
lavoro”, ovvero le copie ottenute da supporto originale o da formato
digitale regolarmente acquistato online (e solo per queste !). Per poter
utilizzare legalmente queste riproduzioni durante un pubblico
spettacolo è necessaria una specifica autorizzazione da parte della SIAE
(la Tessera appunto).
Non si tratta, infatti, di riproduzioni private ad uso personale (a
questo scopo sono infatti sufficienti i diritti pagati al momento
dell’acquisto), ma di riproduzioni destinate all’uso in pubblico.
Il DJ deve inoltre compilare e aggiornare costantemente il proprio
catalogo delle riproduzioni effettuate, inserendolo nella propria
posizione S.I.A.E. … (un bel lavoro di data entry!).
Sulla base del proprio catalogo il dj pagherà le seguenti tariffe ogni anno:
• € 200 più IVA al 20% (€ 240) fino ad un massimo di 2.000 copie/lavoro
• € 400 più IVA al 20% (€ 480) fino ad un massimo di 5.000 copie/lavoro
• € 600 più IVA al 20% ( € 720) per il numero di copie/lavoro illimitato
Di ogni file musicale inserito dovrà comunque essere dimostrabile la
provenienza legale attraverso ricevuta o fattura di acquisto. Infatti
chi ha sottoscritto la licenza SIAE (Tessera del dj) non è affatto al
riparo da ulteriori richieste da parte delle case discografiche e da
enti che si occupano di “collecting” come SCF, o della Guardia di
Finanza.
La tessera regolarizza di fatti soltanto la possibilità di effettuare
delle copie su supporti digitali per l’esecuzione al pubblico
(preservandosi dalla violazione dell’articolo 171 ter della legge sul
diritto d’autore – fino a tre anni di carcere e multe fino a 15mila
euro), nonostante che molti Tribunali abbiano già riconosciuto che la
masterizzazione dei brani musicali provenienti da supporti originali
come da mp3 scaricati legalmente, su supporti di ogni tipo (dal cd-r a
chiavi USB, fino ad hard-disk e schede SD) è perfettamente in regola
con la legge (ciò si desume da una serie di sentenze a partire dal
Tribunale di Milano del 1° ottobre 2002, fino a una sentenza del 2005).
I paradossi sono dunque numerosi:
• il primo è che il dj si macchierebbe del reato di riproduzione illecita volta alla pubblica esecuzione e rischierebbe per aver tratto guadagno economico dalla promozione di un’opera che ha legalmente acquistato e che ha diritto ad eseguire, ma solo in originale;
• in secondo luogo ricordiamo che già la S.I.A.E. recupera dei
profitti dalla vendita di ogni supporto vergine, anche se su quel DVD
copierò il video del mio matrimonio;
• Ogni esecuzione dal vivo viene già regolarmente tassata, fra
l’altro con tariffe molto più salate se la musica è esclusivamente
pre-registrata ed ancora più salate se il permesso è relativo al ballo
(entrambi i casi riguardano quasi esclusivamente i dj).
La Tessera del Dj rappresenta dunque la quarta imposta – fra dirette e indirette – che viene applicata all’esecuzione di un dj.
Crediamo che questa iniziativa sia inaccettabile, come inaccettabile è
la complicità delle associazioni di categoria che hanno sottoscritto
l’accordo: sotto la maschera di professionalità e il presunto
riconoscimento della figura professionale del dj si cela infatti
l’ennesima anacronistica iniziativa volta a limitare la diffusione della
musica e lo sviluppo dei canali di vendita e di promozione
auotgestite.
Il web sta svincolando i produttori dalle major e dalle case
discografiche permettendo un mercato sempre più equo e diffuso,
garantendo una redistribuzione diretta dei diritti e dei profitti senza
la mediazioni di multinazionali e baracconi burocratici come la
S.I.A.E. .
La tessera del dj è un tentativo anti-storico di preservare i profitti
dei mediatori e gli stipendi dei troppi grigi impiegati che dicono di
stare “dalla parte di chi crea”: un’operazione antieducativa anche nei
confronti di chi – riconoscendo veramente il valore e il diritto degli
autori – preferisce acquistare on line piuttosto che scaricare
illegalemente, incentivando il ragionamento “ormai che ho pagato 200 €
mi conviene scaricare piuttosto che acquistare… ”
Suggeriamo infine che una società in cui per ogni categoria sociale
vengono create tessere, data base e moltiplicati i sistemi di controllo
è semplicemente una società meno libera.
IMPORTANTE:
questa non è un iniziativa a favore del download gratuito
indiscriminato. Ne tantomeno a favore del djing “farlocco”. La
proprietà intellettuale e la professionalità di un dj deve essere
tutelata. Ma non così!
dj Annalyze at the wheels