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Archive for the ‘hip hop kulture’ Category

dita polverose # 1: rock, jazz, funk e altre rarità

May 8th, 2008 Comments off

Dita polverose e parecchie caccole nel naso, ecco cosa comporta il crate digging, ovvero l’arte di cercare -e trovare!- dischi di vinile rari nelle ceste dei negozietti dell’usato o, più in generale, ovunque si possano trovare dei vinili contenenti breaks (parti di batteria e strumentali usati nella creazione di beat -o basi musicali- e dai b-boys e le B-girls nella pratica del breaking). Ma quando si ritrovano vinili originali come questi si hanno delle grandi soddisfazioni, perlomeno se siete dei drogati di vinile (l’unica mia dipendenza) come me… se poi siete possessori di un paio di giradischi Technics 1210 con cui ascoltare questi fantastici rare groove potete considerarvi davvero fortunati. Lunga vita ai dischi di vinile! Abbasso il digitale! Evviva l’analogico!
Le foto sono state scattate da me stasera (clicca x ingrandire):


James Brown – Get up offa that thing (LP 1a stampa USA ’76 Polydor)


James Brown – There it is (LP 1a stampa USA ’72 Polydor)


James Brown – Reality (LP 1a stampa USA ’74 Polydor)


James Brown – Sex Machine. Recorded live at home in Augusta, Georgia with his bad self (LP ristampa Italia ’79 Polydor)


Public Enemy – Muse sick-n-hour mess age (LP 1a stampa USA ’94 Def Jam)


Don Cherry – Symphony for improvisers (LP 2a stampa USA ’66 Blue Note)


Steppen Wolf – The second (LP 1a stampa Italia ’68 Dunhill)


The Velvet Underground – VU (LP 1a stampa Olanda ’84 Verve)


The Doors – Alive she cried (LP 1a stampa Italia ’83 Elektra)


P.I.L. – Flowers of romance (LP 1a stampa Italia ’81 Virgin)


Throbbing Gristle – Fuhrer der mensheit (10″ 1a stampa Giappone ’81 American Phonograph)


Throbbing Gristle – Special treatment (LP 1a stampa Germania ’78 Mental Decay)


Keith Levene – Violent opposition (LP 1a stampa USA ’89 Taang!)


Keith Levene – Looking for something (12″ 1a stampa USA ’87 Taang!)

—–

ringraziamenti speciali
a Licia e Mauro, i miei cari genitori: grazie di avermi trasmesso la passione per la musica e ancora grazie di tutti i dischi vintage che mi avete regalato 🙂 – a Kate: grazie per tutto l’amore che mi dai, i buoni consigli, il supporto e l’incoraggiamento… xxx! – ad Antonio Casile: i tuoi dischi li ascolto sempre sono fra i pezzi migliori della mia collezione, ci vediamo nella capitale 😛 – a Giovanni Rossi: grazie per la cassa di originali americani che mi hai regalato due anni fa, sono stupendi! (^o^)/ – ad Alessio Gnot: grazie per i tuoi stupendi regali, lunga vita al vinile e alla pellicola cinematografica! :-* – a Rock Bottom Records di Firenze: grazie per la vostra simpatia e disponibilità e per avermi procurato e/o riservato dei vinili pressochè introvabili e sempre in condizioni eccellenti. – a Bubu Gattone: grazie della compagnia e dell’allegria che provo guardandoti giocare

ded 2: Kate – Pralina Tuttifrutti – Leila (RIP) – Marta (RIP) – Cristina e Stefania – Martina, Stefano Tetano e Demetrio – Francesca e Sara – Roberta e Raffaella – WJM – JD Zazie – Valeria F. – Meby – Sara – Mis Topi – Eva e Gaoussou – Roberto (RIP) – Kentai e Lisa – Emiliano “Snookie” e Anna – Nicola – Chiara Vampyr e Federico – Stefania S. – Gianluchino – Zino e Sec – Gaietta, Bernardo e Alberto – Paolo, Betta, Tommy e Camilla – Natalia e Andrea – Barbarina – Elisa e Laura – Gaia B. e Peter K. – Arianna – Suzanne – Daria – Barbara T. – Chiara Sweet sensation – Clara – Silvietta – Sally – Mari – Kulanda – Chiarina – Chiarina De Filippis – Caterina P. – Swavez WC – Space – Next One – Gruff – Tay – Tommy Toome – Pinzu – Lory – Craim – La Primiera – Aennedi’ – Menti Criminali – I’ Cerchioni – Eleonora e Maurizio – Edua WC – Adam Zig Zag – Led – Checca, Jimmi e Augusto – Mat Pogo – Nicotì – Vittorio – Brio – Molly – Arianna D. – Lisa – Jordan e Viviana – Syd e Francesca – Angelo e Ambra – Nadine e Koji – Fede – Zio Jo – Mariano (RIP) – Rita e Maria Rita – Lorella – Stefania – Gea e Gioconda – Alessio e Sara Bibbitone – Sandra e Alain – Adam Zigzag – Weis – La Famiglia Dembelè – Frankie Frankie e Serena – Claudio Sniff – Kafa – Carlo Bonamico – Federico Riondino – Lando Calrissian – DJ Uzi – FCE – HHV Berlin – Ogini – Gabriele – Rosa – Fiammetta – Appe – Vecchio – Pippino – Zipolite – Alice e Matteo – Dana e Antonio – Noa – Giamaica – Piero C. – Piero F. – Rock Bottom Records – Skua’ e Marina – Steve Rozz – Davidino – Edo Poliedro – Mattia Mazzo – Marco – Freddy – Charlie – Patrick – Bibo – The Messiah – Paola C. –  Paolo Sharo – Alessio Stuba – Diga – Filippo – I’ Leo – Pippone e Silvia – Manuela – Stefanino Del Bubu7te – Salvo – Christian W. – Francesco M. – Sandro e Laura – Livia e Gabry – Simona – Cristina e Aldo – Mahala Ballana – Aigor – all the B-boys!

True Legends: BPP – Mumia – H. Rap Brown – James (RIP) – Buddy (RIP) – Wilson Pickett (RIP) – PE – BDP – Run-DMC & Jam Master Jay (RIP) – Ol’ Dirty Bastard (RIP) –  Frosty Freeze (RIP) – Ice-T & The Syndicate Posse – Bam – Herc – Flash – Kurtis Blow – The X-ecutioners – ISP – Jimi (RIP) – Iceberg Slim (RIP) – Fab 5 Freddy – The Rammell – Dondi (RIP) – DITC – Lee – The Bronx

Saluti dal vostro amichevole vicino…
THX 1138

Burn, baby! Burn! La rivolta di Watts

May 8th, 2008 Comments off


Image: THX 1138 (2008) 

da "Il Manifesto" del 12 Agosto 2005 (http://www.ilmanifesto.it/g8/dopogenova/42fcd0a067c25.html):

STATI UNITI
E allora «burn, baby, burn»

Quaranta
anni fa la rivolta di Watts, suburbio nero di Los Angeles, la più
violenta mai vista, segnava uno spartiacque nelle relazioni razziali e
nella coscienza dei neri americani All’inizio fu la reazione spontanea
alla brutalità dei poliziotti bianchi. Poi, dopo i sei giorni di
rivolta (34 morti, oltre mille feriti, 40 milioni di dollari di danni)
le cose cambiano e diventano «politiche». Vengono coinvolte e assumono
la leadership le vecchie gang nere di L.A., con l’aiuto delle radio
locali, mentre nasce il gruppo del Black Panther. Il fallimento di
Martin Luther King e le manovre del Fbi
ANDREA ROCCO,
Quaranta
anni fa, la sera dell’11 agosto 1965 l’agente, bianco, della California
Highway Patrol (i non ancora famosi e televisivi CHIPs) Lee Minikus
ferma il ventunenne nero Marquette Frye all’angolo di Avalon Boulevard
e 116ma Strada, a Watts, il ghetto nero nel sud di Los Angeles. Il
giovane è sospettato di guida in stato di ebbrezza. Fermare un ragazzo
nero in auto è routine per la polizia di Los Angeles, ma questa volta
Frye non si inginocchia sull’asfalto come da lui ci si aspetta.
Resiste. In suo aiuto arriva il fratello, poi la madre. I tre vengono
arrestati e presi a manganellate. Intorno ai Frye e all’agente si
raduna una folla di persone. Appena la polizia se ne va con gli
arrestati inizia la rivolta più sanguinosa tra quelle dei ghetti
americani di quegli anni. Sei giorni di disordini, 34 morti di cui 25
neri, 1000 feriti, 40 milioni di dollari di danni. Una rivolta che sarà
contenuta dalla polizia nel quartiere di Watts, un’area geografica
relativamente limitata, caratterizzata da casette monopiano, ma anche
dalla presenza di blocchi di case popolari costruite durante la guerra
per alloggiare una popolazione nera in espansione (il numero dei neri a
Los Angeles raddoppia tra il 1940 e il 1944 e nel 1965 è nove volte più
grande): Hacienda Village, Imperial Courts, Jordan Downs, Nickerson
Gardens sono i nomi dei progetti di edilizia pubblica che saranno i
maggiori focolai della rivolta. All’esterno il quartiere è famoso per
quello straordinario monumento di arte «naive» che sono le Watts
Towers, create dall’immigrato italiano Simon Rodia.

Le minoranze mediatizzate

La
rivolta di Watts, ben più di quelle che l’hanno preceduta, è una
rivolta giovanile, scandita dalle radio nere, unica espressione
mediatica aperta allora alle minoranze. Magnificent Montague, allora
disc-jockey della stazione Kgfj ha raccontato in questi giorni al Los
Angeles Times il senso di quei giorni e del suo rapporto con i giovani
ascoltatori che fecero della frase preferita del dj, «Burn, baby,
burn», la colonna sonora delle rivolta. «Era la frase che gridavo da
due anni, a Chicago, a New York, in tutte le radio dove ho lavorato
e quando un pezzo di Ray Charles, Wilson Pickett, Sam Cooke o Stevie
Wonder catturava il mio entusiasmo. Prima i padroni della radio, dei
bianchi, mi chiedono di smettere. Mi rifiuto: lo slogan appartiene ai
miei ascoltatori. Poi venerdì 13 agosto, il giorno più violento della
rivolta, mi chiama il Sindaco Sam Yorty e mi proibisce di usare quello
slogan, perché tende ad incitare i rivoltosi, così dice. Gli rispondo
che quello che li incita sono i loro problemi ed è ciò che voi bianchi
avete fatto per anni e di non perder tempo con me. Nessuno dava voce a
quei ragazzi che telefonavano alla mia radio, non la Naacp
(l’organizzazione dei diritti civili), non i predicatori neri. Le
chiese nere gli dicevano che bruciare era sbagliato. Io no. Sapevo
quello che provavano. Si sentivano deboli. Sapevo che ribellarsi li
faceva sentire forti per la prima volta in vita loro, rivolta contro
debolezza. Forse non sapevano quello che volevano. Forse sapevano solo
quello che non volevano. Ma era un inizio».

Ma non sono solo le
radio a dirigere i «riots». Se nelle commemorazioni dei 40 anni molti
parlano ancora della spontaneità della rivolta, del suo essere non
strutturata, senza direzione e senza programma, il ruolo delle gang
nere angelene non è da sottovalutare. Nate già negli anni `40 come
risposta a gang razziste bianche, come quella degli Spook Hunters,
negli anni `50 e `60 si caratterizzano per le loro faide interne. Le
gangs sono grossolanamente divise geograficamente tra «eastside» e
«westside» i due lati del ghetto divisi dalla nuova autostrada urbana,
la Imperial Freeway. Sono bande con il culto dell’automobile che si
affrontano in duelli a mani nude, o con bastoni e coltelli, anche se
qualche volta ci scappa il morto. Le gang più importanti sono i
Gladiators (Westside) e gli Slausons (Eastside).

Sono rivali
feroci fino al 1965. Ma lo spirito degli anni `60, di Berkeley, e dei
movimenti anti-sistema arriva anche qui. Poco prima della rivolta è in
atto un movimento di tregua tra le gang, ispirato e guidato dai primi
militanti politici neri, una nuova leadership che rompe con quella
moderata delle chiese e delle organizzazioni per i diritti civili e che
nella rivolta troverà nuova linfa.

Sono le gangs a dirigere, di
fatto, la rivolta. E dopo Watts, uno dei leader degli Slausons,
Alprentice «Bunchy» Carter diventerà il responsabile della sezione di
Los Angeles del neonato Black Panther Party, a cui aderiscono decine di
giovani che hanno preso parte alla rivolta. Per cinque anni le attività
e gli scontri tra le gang spariscono, mentre vengono create
organizzazioni ed eventi che per la prima volta fanno di Watts un posto
dove vale la pena vivere: il Watts Arts Festival, il Watts Writers
Workshop diventano per un breve, glorioso periodo manifestazioni di
assoluto livello. Ma nascono anche il gruppo Community Action Patrol,
per il monitoraggio degli abusi della polizia, Us Organization, il
gruppo nazionalista nero di Ron «Maulana» Karenga. Un fiorire di
attività e di organizzazioni che si spegnerà all’inizio degli anni `70,
distrutto dalle attività del Fbi attraverso il famigerato organo
anti-insurrezionale Cointelpro, e dai contrasti tra Panthers e Us che
si concluderanno con l’assassinio di Carter per mano dei nazionalisti
neri.

Ma torniamo ai giorni di Watts. La reazione della comunità
bianca è di terrore, anche se la polizia riesce a contenere la rivolta,
ci si rende conto che è stata solo quella «thin blue line» quella
sottile linea blu, rappresentata dalle uniformi dei poliziotti del Los
Angeles Police Department a evitare che la rivolta si allargasse a
tutta la città. Quanto alla comunità nera, due giorni dopo la fine
della rivolta, arriva in città Martin Luther King. Il sindaco di L.A.
rifiuta di fargli visitare le carceri dove ci sono i rivoltosi
arrestati, dicendo che King avrebbe incitato un’altra rivolta. King va
allora a Watts, in un’atmosfera tesissima. Centinaia di persone lo
circondano e lo fischiano. King aveva chiesto l’intervento della
polizia per fermare la rivolta, ma ora i suoi fratelli neri gliene
chiedono conto. «Che altro deve fare la gente, senza lavoro, senza
prospettive?» gli chiedono. King parla, chiede un forte impegno del
governo, fondi contro la povertà e per le scuole. «Dobbiamo unire le
nostre mani» dice ecumenicamente il Premio Nobel per la Pace. «E
appiccare il fuoco!», urla qualcuno dalla folla. «Ci saranno giorni
migliori!» risponde King. «Quando?» gli chiedono e lo slogan «Burn,
baby, burn» diventa di tutta la folla. King interrompe la visita a
Watts.

Il dopo-rivolta inizia con le dichiarazioni del
Presidente Lyndon Johnson, che sui diritti civili si gioca gran parte
della sua credibilità e che vede in Watts un pericolo mortale: «Un
rivoltoso con una molotov in mano – dichiara – combatte una battaglia
per i diritti civili, tanto quanto lo fa uno del Ku Klux Klan con un
lenzuolo addosso e una maschera sulla faccia. Sono tutti e due quello
che li definisce la legge: fuorilegge, distruttori dei diritti e delle
libertà costituzionali e in ultima analisi, distruttori dell’America
libera».

Sul versante opposto, intellettuali come il
situazionista Guy Debord vedono in Watts «una rivolta contro lo
spettacolo che – anche limitata a un solo quartiere come Watts –
rimette in questione tutto, perché è una protesta contro una vita
disumanizzata, una protesta di individui reali contro la loro
separazione da una comunità che appagherebbe la loro vera natura umana
e sociale e che trascenderebbe lo spettacolo».

Inchiesta sulle cause

Una
Commissione di Inchiesta sulle cause della rivolta, creata dal
governatore della California Pat Brown (il padre di Jerry Brown) e
diretta da John McCone analizza le cause della rivolta: disoccupazione
due o tre volte più alta tra i neri che nella popolazione generale, due
terzi degli studenti neri non finisce la scuola, la polizia, e il suo
capo Parker sono oggetto di odio da parte di tutta la comunità nera. Ci
sono raccomandazioni che verranno seguite come l’apertura dell’impiego
pubblico ai neri, il coinvolgimento della leadership nera nel governo
della città (nel 1973 viene eletto il primo nero sindaco di Los
Angeles, Tom Bradley) l’apertura dei ranghi della polizia alle
minoranze. Ma non basterà. Il 29 aprile 1992, in circostanze e in
condizioni singolarmente simili a quelle della rivolta di Watts, tutta
South Central Los Angeles esplode in 4 giorni di rivolta.

Walter
Mosley, lo scrittore nero di Los Angeles che l’anno scorso ha
pubblicato «Little Scarlet», un giallo ambientato durante la rivolta di
Watts, ha così ricordato i giorni di Watts, da lui vissuti come
ragazzino di 12 anni: «Il risultato più immediato e quasi inconscio
della rivolta è stato che qualcuno ha avuto una sensazione di amara
soddisfazione, altri hanno imparato ad aver paura. La lezione, per neri
e bianchi, è stata insegnata, ma non imparata. La gente in tutto il
mondo, dal Darfur a Cleveland, da Parigi a Giakarta, soffre. Sono
arrabbiati e disillusi, perduti davanti agli schermi tv e ai pulpiti
dominati dai fanatici religiosi. C’è un pensiero da qualche parte nella
loro incoscienza, una parola che attende di essere pronunciata. Questo
è quello che mi ricordo di quella estate calda. Mi ricordo un futuro
che sarà dimenticato prima che sappiamo che è accaduto».


da http://www.magnificentmontague.com/:

When
rioters in Watts, California, began shouting "Burn, Baby! BURN!" in the
turmoil of 1965, they were echoing the most popular cry on
rhythm-and-blues radio: The trademark of Magnificent Montague, the most exciting R&B disc jockey ever to stroll through Soulsville.

In
Los Angeles on KGFJ, and earlier in New York on WWRL, Montague yelled
"Burn!" whenever he was playing a record that moved him. His listeners
followed suit, calling Montague and shouting "Burn!" on the air. The
emotion in that exchange reverberated with as much excitement as the
music of Stevie Wonder, Sam Cooke and Otis Redding. […]

info: 

http://www.magnificentmontague.com/ 

http://en.wikipedia.org/wiki/Magnificent_Montague

Categories: deejaying, hip hop kulture Tags:

Hip Hop Art: Toxic, Miss Van, Obey, Mike Giant

April 21st, 2008 Comments off
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[DIR] mike giant, miss van, obey - bologna/     18-Apr-2008 19:51    -   
 
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[DIR] toxic/            19-Apr-2008 20:01    -   
 
http://www.autistici.org/2000-maniax/foto%202008/venezia.jpg 
tutte le foto: Kate (2008)

David Hilliard e Silvia Baraldini @ La Citè (FI) 8 aprile 2008

April 6th, 2008 2 comments

David Hilliard
David Hilliard 

da una mail di Libreria La Citè del 6 Apr 2008 09:45:45 -0700:

MARTEDI’ 8 APRILE ORE 21.00

in collaborazione con la Dr. Huey P. Newton Foundation

-Black Pather Party Party, attualità, percorsi di storia e di memoria-

incontro con:
David Hilliard (fondatore ed ex capo di stato maggiore del Black
Panther Party)
Silvia Baraldini (attivista storica del movimento per i diritti
civili negli USA per cui ha subito 24 anni di isolamento carcerario)
Coordina: Anubi d’Avossa Lussurgiu (giornalista del quotidiano Liberazione)
(interpretariato: John Gilbert)

DAVID HILLIARD
Membro fondatore ed ex-Capo di Stato Maggiore del Black
Panther Party, è un’incomparabile autorità “intellettuale” sulla storia
del Black Panther Party. E’ autore di numerosissimi libri sul BPP e
sulle dinamiche sociali della comunità afroamericana dagli anni ’60 ad
oggi, ultimo tra tutti, appena uscito ed in presentazione esclusiva
durante il suo tour italiano, quello sui programmi di autogestione
sociale messi in piedi negli anni ’60 e ’70 all’interno dei ghetti
urbani dal BPP. Dalla fine degli anni ‘60 le Pantere Nere sono state, a
livello nazionale, l’unica organizzazione che offriva gratuitamente
cibo, medicine e servizi legali all’interno delle periferie; solo per
citare alcune cose di comprensione diretta. Proprio per il loro
radicamento sociale tra “gli ultimi”, la loro dinamica di contropotere e
la loro reale attrattività, le Pantere Nere sono state classificate dal
direttore dell’FBI (J. Edgar Hoover) "la più grande minaccia per la
sicurezza interna agli USA". Dal 1993 David Hilliard dirige le attività
della “Dr. Huey P. Newton Foundation”, un’organizzazione no-profit
impegnata a preservare e promuovere l’eredità intellettuale, sociale e
storica dell’esperienza del BPP. Il lavoro svolto dalla fondazione ha
anche attirato l’attenzione del New York Times, il Chicago Tribune e il
Los Angeles Times, come pure della National Public Radio e della
Pacifica Radio Network. David Hilliard insegna al Merritt College, al
Laney College ed al New College, partecipando, inoltre, a conferenze in
tutti gli Stati Uniti ed in Europa: per la prima volta arriva anche in
Italia; è stato anche un consigliere per il lungometraggio "Panther" (di
Mario Van Peebles) e per la produzione teatrale montata a film di Spike
Lee, "A Huey P. Newton Story".

SILVIA BARALDINI
http://it.wikipedia.org/wiki/Silvia_Baraldini

LibreriaCafé La Cité – Firenze
Borgo San Frediano 20rosso – 50124 Firenze
tel: +39 055 210387
http://www.lacitelibreria.info

panther power

Categories: hip hop kulture, varie Tags:

Frosty Freeze R.I.P.

April 5th, 2008 1 comment

da http://www.orlandosentinel.com/entertainment/music/orl-bk-breakdancer040508,0,7981818.story 

Rock Steady Crew breakdancer Frosty Freeze dies in NYC at age 44

Wayne "Frosty Freeze" Frost
 
Frosty Freeze doing his breakdance moves. Photo: Martha Cooper 

The Associated Press
5:58 PM EDT, April 4, 2008

NEW YORK – Wayne "Frosty Freeze" Frost, a hip-hop pioneer whose acrobatic performance with the legendary Rock Steady Crew in the 1983 movie "Flashdance" helped set off a worldwide breakdancing craze, has died. He was 44.

Frost died Thursday at Mount Sinai Medical Center after a long illness, said Jorge "Fabel" Pabon, a senior vice president of the crew where Frost and other so-called b-boys (for beat or break boys) made their name performing complicated and daring dance routines.

"He was one of most charismatic b-boys that ever lived," said Benson Lee, director of the new documentary film "Planet B-Boy."

Breakdancing emerged from the Bronx and Harlem in the early 1970s, part of the hip-hop culture that also included graffiti, MCing or rapping, and disc jockeys scratching and mixing vinyl records on turntables.

During extended pauses, or breaks, in the music, b-boys would mimic James Brown’s showmanship and footwork and Bruce Lee’s martial arts, adding their own signature moves.

Frost was known for his energetic style, intricate choreography and fearless moves including back flips and head spins. One was even dubbed the "Suicide."

Frost got his start in 1978 with the Bronx-based Rock City Crew. In 1981, he became part of the Rock Steady Crew, joining such acclaimed breakdancers as Ken Swift and Lil Crazy Legs.

Frost toured the world with the Rock Steady Crew and other hip-hop artists, including Fab 5 Freddy, Futura 2000 and Kool Lady Blue.

Frost’s appearance with Rock Steady Crew in "Flashdance" spread the breakdance phenomenon globally, said Joseph Schloss, a visiting scholar in the music department at New York University. "He was one of the first B-boys that most people ever saw," Schloss said.

Graffiti artist and close friend Zulu King Slone, who knew Frost for 15 years, said he was "like a walking hip-hop culture encyclopedia."

As a member of the Rock Steady Crew, Frost also appeared in several movies on hip-hop culture, including "Wild Style," "Beat Street" and "Style Wars." He also appeared on the cover of the Village Voice in 1981.

Funeral arrangements were incomplete.


 

links:
Categories: breaking, hip hop kulture Tags:

4 aprile: 40° anniversario della morte di Martin Luther King, Jr.

April 4th, 2008 Comments off

da http://www.booksblog.it/post/2662/4-aprile-anniversario-della-morte-di-martin-luther-king 

4 aprile: anniversario della morte di Martin Luther King

Oggi 4 aprile è l’anniversario della morte di Martin Luther King,
Premio Nobel per la pace (il più giovane della storia),
politico, attivista e pastore protestante statunitense, leader dei
diritti civili e simpatizzante marxista.

Unanimemente riconosciuto apostolo della resistenza non violenta,
eroe e paladino dei reietti e degli emarginati, Martin Luther King si
è sempre esposto in prima linea affinché fosse abbattuta
nella realtà americana degli anni ‘50 e ‘60 ogni
sorta di pregiudizio etnico, finché non fu assassinato a colpi
d’arma da fuoco prima della marcia del 4 aprile 1968 a Memphis,
Tennessee.

Non sono poche le iniziative editoriali legati a Luther King che
provano a divulgare il suo pensiero, anche se per la maggior parte
delle pubblicazioni si tratta di raccolte di citazioni, discorsi,
lettere e altri brevi scritti.

link 

http://www.thekingcenter.org/

http://it.wikipedia.org/wiki/Martin_Luther_King

http://en.wikipedia.org/wiki/Martin_Luther_King,_Jr. 

http://nobelprize.org/nobel_prizes/peace/laureates/1964/king-bio.html 

http://www.stanford.edu/group/King/ 

Categories: hip hop kulture, varie Tags:

origine della definizione “hip hop”

March 31st, 2008 1 comment

Breakdance, an early form of hip hop dance, often involves battles, showing off skills without any physical contact with the adversaries.
immagine da http://en.wikipedia.org/wiki/Breakdance

il  testo che segue é tratto dal volume “La cultura hip hop” di Hugues Bazin (La culture hip-hop Desclèe du Brouwer, Paris 1995), pagina 27.

Lo hip è un modo di parlare proprio dei ghetti neri d’America (dotato di un vocabolario, una sonorità e un ritmo peculiari). La parola deriva da hep, che nel jive talk (gergo di strada) indica il fatto di essere trendy, di avere un atteggiamento cool; attesta il virtuosismo del locutore che ricerca l’ammirazione dell’ascoltatore. To hop vuol dire danzare; in associazione con lo hip, segnala come la danza sia stata la prima componente artistica a rendere visibile l’hip hop.

Questo elenco propone degli indicatori, la parte visibile di una cultura che possiamo mettere a fuoco volgendo lo sguardo sugli ultimi quindici anni. Ma forse è importante ricordare che l’hip hop, come tutte le culture vive, è frutto di un complesso di interazioni, e ha così tante facce che non è possibile abbracciarle con un solo sguardo. Per poterlo comprendere bisogna partecipare alla sua vita quotidiana e al processo della sua costruzione sociale, o almeno avvicinarne lo <<spirito>>.

Hip e hop traducono una sfida lanciata a se stessi e agli altri. La sfida è un impulso che anima tutte le espressioni artistiche dell’hip hop. In qualsiasi campo, si tratterà sempre di arrivare piu’ in alto, alla vetta: Hip hop, don’t stop till you reach the top! (<<Hip hop, non fermarti finchè non raggiungi la vetta!>>).

L’hip hop possiede un linguaggio, uno stile di vita, un modo di pensare, dei segni di riconoscimento, un sentimento di appartenenza rivendicata o attribuita, una storia, una memoria, una prospettiva e un’economia.

Trascrizione: THX 1138

Categories: general, hip hop kulture Tags:

WJM + THX on the wheels of steel: 20 aprile 2008 @ La Citè (FI)

March 17th, 2008 Comments off

Questo è un fottutissimo DJ set!!!

Mind Altering Demented Lessons In Beats 

     
The Godfather Of Soul James Brown 
"The Payback" lp cover art (back)
(click to enlarge – clicca per ingrandire)

Domenica 20 Aprile alla Libreria La Citè, in Borgo San Frediano 20r a Firenze dalle ore 18.00 alle ore 24.00

WJM & THX ALLE ROUTE D’ACCIAIO 

Una selezione di funk, jazz, rock ed electro breaks (dis-)assemblata in memoria del leggendario batterista della Band Of Gypsys BUDDY MILES (R.I.P. 05.09.1947 – 26.02.2008) recentemente scomparso. 
Ingresso libero

WJM & THX ON THE WHEELS OF STEEL

A skratchy selection of funk, jazz, rock and electro drum breaks (dis-)assembled in memory of the legendary Band Of  Gypsys’ drummer BUDDY MILES (R.I.P. 05.09.1947 – 26.02.2008) recently passed away. 
Free admittance


Buddy Miles 

info:

Buddy Miles – http://www.buddymiles.com/

breaks, break beats – http://www.jahsonic.com/Breaks.html 

drum breaks – http://en.wikipedia.org/wiki/Break_%28music%29

Libreria La Citè – http://lacitelibreria.info/

WJM – http://www.burpenterprise.com/burp/ –        http://www.novaradio.info/bhopal/page.php?pg=trasm_bursting


THX skratchy mp3s (Novaradio Città Futura 101.5 mhz – No.Ra liveset 1-12-2007) – http://www.autistici.org/2000-maniax/music/nora%201-20%20mp3/


Index of /2000-maniax/music/nora 1-20 mp3

Name Last modified Size Description

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photo: THX (2007) 

Can I Get An Amen?, 2004 – audio installation by Nate Harrison 

Categories: deejaying, hip hop kulture Tags:

DSS mag 1-98 Bern – scans

February 26th, 2008 Comments off

dss zine 1-98
cover scan 

dss_zine_1-98.rar

clikka sul link per scaricare l’archivio contenente le scansioni della zine

tanx 2: Wave, Agent, Edua, PST, ATD, WC, PL, FCE

Your friendly neighborhood…

THX 1138 

The Hip Hop Anniversary Tour (???)

February 22nd, 2008 Comments off
Grand Wizard Theodore (right).

Grand Wizard Theodore (right).
 

Questo evento, molto atteso, non e’ sicuro e le ultime notizie (inviatemi da Wave) dicono che il concerto e’ spostato il 28 febbraio prossimo (forse!!! non si sa con precisione quando ne’ dove!!!);  mi scuso con i lettori per i continui cambi di programma, non dipende da me! Vi consiglio di consultare una agenzia di prevendita (tipo boxoffice o simile) per essere sicuri di non beccare un bel pakko!

Your friendly neighborhood…

THX 1138 

Categories: deejaying, emceeing, hip hop kulture Tags: