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Archive for the ‘varie’ Category

DJ Seb console

January 31st, 2010 Comments off

Ho ricevuto oggi da DJ Seb questa foto della sua console.

DJ Seb ha militato nel gruppo Menhir (Nuoro, Sardegna)

DJ Seb’s console: turntable, mixer, barra (assemblata dal Barrificio Piemontese)

dj seb consolle: barra + turntable + mixer (clicca per ingrandire l’immagine)

Menhir infos — http://it.wikipedia.org/wiki/Menhir_(gruppo_musicale)

The RammΣllzΣΣ video collection

January 28th, 2010 Comments off

“Hip Hop: Beyond Beats And Rhymes” un film di Byron Hurt

January 27th, 2010 Comments off

Maschilismo, Sessismo, violenza e omofobia. Un documentario sugli aspetti negativi della cultura hip hop ripresi dal punto di vista di un appassionato.

HIP-HOP: BEYOND BEATS AND RHYMES is a riveting documentary that
examines representations of gender roles in hip-hop and rap music
through the lens of filmmaker Byron Hurt, a former college quarterback
turned activist. Conceived as a loving critique from a self-proclaimed
hip-hop head, Hurt examines issues of masculinity, sexism, violence and
homophobia in todays hip-hop culture.

part 1
http://www.youtube.com/watch?v=_8YpcN7oKIM
part 2
http://www.youtube.com/watch?v=_ew73scg … re=related
part3
http://www.youtube.com/watch?v=KGol7fha … re=related
part4
http://www.youtube.com/watch?v=leteq2ab … re=related
part5
http://www.youtube.com/watch?v=bGMscl6F … re=related
part6
http://www.youtube.com/watch?v=0kb_eA8s … re=related

Categories: hip hop kulture, varie Tags: ,

bestiario razzista

January 8th, 2010 Comments off

Uno sguardo realista sulla situazione degli immigrati in italia, tanto per contrastare il fasci-nazismo  imperante dei giornali del governo leghista e fascista.

fonte: http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2010/01/09/bestiario-razzista 

Bestiario razzista

di Viviana Esposito

Provvedimenti che limitano/impediscono l’uso dei luoghi pubblici, inclusa la strada, agli/lle immigrati/e

Nel Comune di Alzano Lombardo si cerca un modo,
semplice e veloce, per sbarazzarsi degli/lle immigrati/e. Cosa c’è di
più odioso e difficile da trovare in una città se non il parcheggio?
Consci di questa realtà, la giunta leghista ha deciso di costruire dei
box auto solo per "cittadini italiani". Il centro di Alzano ha molti
problemi, tra cui la presenza di molte case fatiscenti e lo
spopolamento della zona da parte degli/lle italiani/e ma non degli/lle
immigrati/e, che sono arrivati/e al 14% della popolazione comunale.
Dato che c’è un oggettivo degrado, gli amministratori invece di mettere
in sicurezza le case e le strade, che sono estremamente strette,
vogliono convincere le giovani coppie eterosessuali italiane (perché
sono state escluse anche le coppie di fatto) a stabilirsi lì con un
pacchetto di sgravi fiscali e contributi a fondo perduto e, non ultimo,
il parcheggio auto riservato. Per giustificare questo provvedimento
razzista l’assessore all’Urbanistica di Alzano, Camillo Bertocchi,
spiega che "la scelta non va strumentalizzata. Crediamo che
l’integrazione non avvenga solo in modo culturale, ma anche
territoriale. Non vanno creati ghetti. È un modo per rafforzare il
tessuto sociale e favorire l’integrazione". E infatti i ghetti non si
formeranno dato che non ci saranno più immigrati/e. Che fine poi abbia
fatto l’integrazione territoriale è un mistero, dato che li/e cacciano
dal loro comune.

Provvedimenti contro i “comportamenti comuni” tra gli/le immigrati/e

A Brescia c’è il “divieto di sistemarsi in luogo
pubblico in modo provvisorio, disordinato e scomposto men che meno
giocare a palla oppure a cricket: da pratica sportiva orgoglio
dell’impero britannico a simbolo dell’immigrazione”. In poche parole
niente pic-nic nei parchi perché sono di esportazione straniera. Al
contrasto all’immigrazione fisica si unisce quella dei “pensieri-modi
di vita” stranieri. Tra un po’ ci sarà proibito anche di baciare alla
francese.

A Monfalcone si apre la guerra allo sputo,
perché si specifica essere un “comportamento comune tra i bengalesi”.
Infatti è noto che gli/le italiani/e non sputano.

Provvedimenti contro i negozi dei/lle immigranti/e e ordinanze che ne limitano l’apertura
 
Ad Azzano Decimo
invece, sempre in Friuli, il sindaco Enzo Bortolotti propose di
permettere la vendita di cous cous, kebab e pollo al curry “soltanto se
accompagnati a polenta, brovada e musetto” (tipici della tradizione
culinaria locale). Al bando anche il cibo straniero.

A Verona l’amministrazione Tosi, fissa la fascia
oraria massima di apertura degli esercizi che deve essere compreso tra
le ore 5.00 antimeridiane e le ore 2.00 antimeridiane del giorno
successivo. L’ordinanza riguarda anche nuove categorie come piadinerie,
creperie, pizzerie al taglio, kebab, gelaterie, gastronomie,
rosticcerie, pasticcerie ecc. Tali limitazioni di orari delle attività
sono compiute per ragioni di ordine e di sicurezza pubblica o di
interesse pubblico e abbonate alla ricerca di abusivi e clandestini.
Sempre con telecamere al seguito. Infatti come è noto a tutti/e sono le
strade affollate, i negozi aperti e gremiti di gente, il continuo via
vai che rende insicura una città. Chi ha paura di camminare in una
strada deserta? A Verona però decidono anche di compiere delle vere e
proprie spedizioni punitive contro i negozi e i phone center gestiti da
stranieri/e. La prima risale al 6 luglio 2007, durante la quale quattro
locali vengono chiusi e posti sotto sequestro, cinque persone fermate.
Il blitz è seguito dalle televisioni locali, in primo piano le
interviste e le dichiarazioni del sindaco Tosi. Peccato che in tutta
questa messa in scena si ometta di dire che, in realtà, non si è
trovato niente di così grave, se non le stesse “irregolarità”
riscontrabili in negozi di italiani. Le ispezioni poi si ripeteranno
nei mesi successivi in vari quartieri, con le stesse modalità e vengono
compiute da un’apposita squadra della polizia municipale. Anche in
queste ultime vi sono  multe pesantissime, a volte solo per aver
superato di pochi minuti l’orario di chiusura, che costringono molti
esercizi a chiudere. Tanto per invogliare gli/le stranieri/e ad
investire nelle nostre città ed ad aumentare il nostro PIL, perché è
questo quello che fanno, ma è meglio dire che vengono a “mangiare sulle
nostre spalle”.
 
Provvedimenti che discriminano gli/le lavoratori/trici immigrati/e

A Brignano Gera d’Adda, comune in provincia di
Bergamo, si è stabilito di avviare una cassa integrazione
differenziata, o meglio solo per i disoccupati non stranieri. Sarà
colpa della crisi? Personalmente non lo credo, e anche se fosse non si
può certo discriminare un lavoratore solo per la sua nazionalità.
Infatti vorrei ricordare che gli/le immigrati/e che lavorano in Italia
contribuiscono ad aumentarne il PIL, spendono il loro denaro nei nostri
negozi, pagano le tasse del nostro paese e quindi hanno tutti i diritti
per poter accedere alla cassa integrazione come un/a qualunque
lavoratore/trice italiano/a.

Provvedimenti che discriminano i/le bambini/e immigrati/e

Il comune di Brignano Gera d’Adda ha anche
rilasciato bonus bebè nazionalisti (che hanno fatto scuola a Milano e
Brescia) ma anche rimborsi spese per cure dentistiche e oculistiche
(dai zero ai 19 anni) ai soli cittadini/e italiani/e. Perché la salute
dei/lle bambini/e è fondamentale, ma solo se 100% italiani/e, perché se
non li curiamo come faremo a portare avanti la nostra razza? Mica i
leghisti/e possono pensare che il nostro futuro dipenda anche dai/lle
bambini/e stranieri/e che spesso nascono in Italia o che comunque ci
crescono.

Nel comune di Romano d’Ezzelino (Vicenza) il
sindaco ha escluso i bambini extracomunitari dai bonus scuola mentre
due anni fa aveva consegnato i pacchi della Croce Rossa solo a
residenti italiani. Tanto per ribadire il concetto che ai leghisti, che
il diritto alla salute e all’istruzione degli/lle migranti/e siano
sanciti dalla costituzione italiana, non gliene può importare niente.
Per loro vale il sistema camorristico-mafioso, o meglio la creazione di
uno stato nello stato.

Ad Adro, un  paese milanese, puniscono invece i
figli delle famiglie straniere morose sulla retta della mensa
scolastica: non paghi? Non mangi! Tanto i bambini/e stranieri/e si sà,
campano ad aria.

Ordinanze che impediscono/limitano l’accesso all’istruzione per gli/le studenti/esse immigrati/e

Nella provincia di Sondrio viene pubblicato un
il bando che prevede l’assegnazione di alloggi per i soli studenti
valtellinesi. Scelta cassata anche in sede di Commissione europea oltre
che in tribunale; ma poco importa. Infatti la spiegazione ci viene data
dal sindaco leghista Flavio Tosi che in un’intervista rilasciata al
Corriere della Sera dice che “gli unici diritti inalienabili sono
quelli che riguardano la sopravvivenza”, quindi l’istruzione è esclusa
perché “riconoscerla significa ammettere il diritto ai clandestini a
una permanenza senza limiti”. In effetti è inaccettabile che i/le
clandestini/e (stranieri in generale?) si stabilizzino in Italia,
perché l’Italia è degli/lle italiani/e (leghisti/e?) e chissenefrega
che stiamo in Europa e quindi non dovrebbero più esistere questi
vincoli nazionali. Mi chiedo che cavolo ci siamo entrati/e a fare in
Europa se poi non vogliamo accettare le regole… forse per i
finanziamenti europei che soprattutto in questo periodo hanno salvato
il posto a molti politici (ricordate gli 8 miliardi che il governo
continuava a presentare come “frutto del proprio lavoro” e che
sarebbero serviti ad affrontare la crisi? Beh erano del fondo europeo)

Provvedimenti contro il diritto alla privacy all’interno della propria dimora, dei/lle immigrati/e

Sul fronte casa a Cernobbio, sul lago di Como,
ai futuri sposi in nozze civili la sindachessa impone “ispezioni dei
vigili, nelle abitazioni, che dovranno accertare la pulizia di muri e
pavimenti e il perfetto funzionamento di docce, bagni e caldaie”. Ma
c’è chi obbliga pure gli amministratori condominiali a relazioni sulle
presenze abitative di stranieri nei palazzi; chi ancora ha deliberato
il divieto ai non credenti di avvicinarsi a meno di 15 metri dai luoghi
di culto o approvato nel piano regolatore la possibilità che i
cittadini possano fortificare le proprie abitazioni con sistemi come
garrite e barriere di filo spinato. In poche parole ci dobbiamo
barricare in casa, alla faccia della sicurezza di cui parlava il
governo.

A Montecchio Maggiore non sono contenti. A loro
non basta che sia stato inserito il reato di clandestinità, che siano
stati creati dei lager dove gli/le immigrati/e subiscono violenze di
ogni tipo, che nel paese si sia diffuso un clima di odio xenofobo e
razzista che porta ad aggressioni sempre più frequenti verso lo/a
straniero/a (perché a lui/lei và data la colpa di tutto ciò che non và
in Italia), che negli ospedali gli/le immigrati/e non possono mettere
piede per paura di essere denunciati/e, che agli/lle musulmani/e sia
negata la possibilità di vivere la loro religione in pace e tanto
altro. No, in questa provincia di Vicenza, tutto questo non bastava,
perché bisogna far qualcosa anche per i/le cittadini/e stranieri/e con
il permesso di soggiorno, tanto per ribadire che “sì ce l’hai il
permesso di soggiorno, ma comunque non sei italiano/a… quindi non puoi
avere gli stessi diritti”. Infatti il sindaco Milena Cecchetto ha
deciso che “i cittadini stranieri in possesso di regolare permesso di
soggiorno non potranno ospitare persone (neppure per una sola notte) se
la loro presenza comporta il superamento del numero massimo previsto
dal dimensionamento dell’alloggio.” Quest’ultimo prevede una superficie
minima di 41 metri quadrati per 1 persona, di 60 per 2 persone, di 70
metri quadrati per 3 persone, 85 per 4,95-5, 110 metri quadrati per 6
persone. Capito? Ma non finisce qui, perché in questo paesino le cose
le fanno per bene. Tra i requisiti abitativi richiesti vi è anche
l’obbligatorietà per ogni alloggio di disporre di una stanza da
soggiorno o cucina di almeno 15 mq e le dimensioni minime delle stanze
da letto devono essere  le seguenti: 9 metri quadrati per 1 persona, 14
per 2 persone e 21 metri quadrati per 3. Naturalmente le regole valgono
per tutti gli/le ospiti/e, italiani/e esclusi.

Questo provvedimento ovviamente mi fa imbestialire per l’assurdità
delle richieste metroquadriche, ma soprattutto per la pretesa di
decidere per gli/le stranieri/e chi e quanti/e amici/che stranieri/e
possano ospitare. Questa è una violazione della libertà dell’uomo e
della donna di poter fare quello che vogliono in casa propria, e quindi
anche di invitare un intero reggimento se per loro non è un problema.
Vorrei tanto sapere quali folli ragioni i/le leghisti/e hanno portato
per avallare questa regola del cavolo. Lo faranno forse per la loro
incolumità? Certo si sa, a stare troppi in una casa aumentano i rischi,
i pericoli, e noi tutt* sappiamo quanto i/le leghisti/e ci tengano alla
salute degli/lle stranieri/e.  Mi sorge però un dubbio: perché gli/le
italiani/e sono esclusi/e? Non fanno numero pure loro, non ingombrano,
non occupano spazio?  Forse siamo invisibili e non lo sappiamo. Come
credo tutt* sappiamo questa è l’ennesimo provvedimento che serve per
togliere libertà a quei/lle straniere che, avendo il permesso di
soggiorno, godono di diritti che gli spettano ma che la Lega non vuole
riconoscergli. Questa ordinanza pertanto, a mio avviso, è
incostituzionale e dovrebbe essere cancellata all’istante. Ma lo sapete
come andrà a finire? Che la terranno con la storia di salvare l’Italia
dall’onda dei barbari/e e dal terrorismo che come scusa è molto in voga
in questi ultimi anni, perché “chissà cosa confabuleranno queste
persone a casa loro con gli/le amici/che, chissà quanti/e clandestini/e
ospiterranno, quali terroristi/e”… forse gli/le stranieri/e
semplicemente si chiedono perché questi/e della Lega pensano ai loro
ospiti, mentre i nostri politici ospitano in casa loro noti mafiosi, a
volte pure latitanti, con cui hanno lunghi dialoghi… e chissà cosa si
diranno???

Provvedimenti che limitano/impediscono burocraticamente l’integrazione degli/lle stranieri/e

Il sindaco di Cittadella con un’ordinanza ha
impedito l’iscrizione all’anagrafe alle persone straniere (comunitarie
e non) con precedenti penali, senza un lavoro, con un reddito inferiore
a 5.061,68 euro all’anno (pari all’importo dell’assegno sociale) e ha
posto limiti precisi nel concedere l’abitabilità. Il sindaco di Verona
ha apprezzato così tanto questa ordinanza che ha deciso di attuarla
anche nel suo comune. La Giunta comunale stabilisce che per ogni
richiesta di iscrizione anagrafica da parte di cittadini stranieri
(comunitari e non), gli uffici trasmettano la segnalazione alla
Questura ed alla Prefettura per verificare se vi siano elementi per
l’allontanamento o l’espulsione del richiedente dal territorio
nazionale (proprio perché non sono prevenuti). Inoltre per l’iscrizione
anagrafica del cittadino comunitario che non svolge attività
lavorativa, diventa necessario presentare una polizza assicurativa
sanitaria della durata di un anno e l’autodichiarazione comprovante la
disponibilità di risorse economiche proprie e documentabili. Guardia di
Finanza e Agenzia delle Entrate dovranno verificare la documentazione
presentata. Il fatto poi che una persona che non ha un lavoro non possa
permettersi una polizza sanitaria o avere risorse economiche proprie è
sicuramente una questione secondaria per lor signori. Tanto è vero che
il sindaco Tosi dichiara di voler “limitare la concessione della
residenza a persone non in grado di mantenersi e che quindi,
potenzialmente, potrebbero diventare socialmente pericolose e comunque
sarebbero un costo sociale per tutti”. Quindi stando a tale tesi, anche
i/le cittadini/e italiani/e che non possono permettersi una casa, e
sono davvero tanti/e, sono persone “socialmente pericolose”? E se si,
perché non le si tiene in considerazione? Forse perché a quel punto una
buona parte di italiani/e non sarebbero più presenti all’anagrafe? Ma
cosa più importante, se il pericolo scaturisce dal non potersi
permettere una casa, la soluzione migliore non sarebbe permettergli di
avercela?

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link

http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2009/12/27/boicottiamo-i-negozi-e-le-aziende-razziste-sessiste-fasciste

http://www.repubblica.it/cronaca/2010/01/07/news/rosarno_immigrati_in_rivolta_centinaia_di_auto_danneggiate-1872028/

http://www.repubblica.it/2006/05/gallerie/cronaca/dormitorio-rosarno/1.html

http://www.youtube.com/watch?v=8dQ8m1AmY4g

http://www.repubblica.it/cronaca/2010/01/08/news/maroni_troppa_tolleranza_con_i_clandestini_a_rosarno_situazione_difficile_come_altrove-1875099/

http://www.repubblica.it/cronaca/2010/01/08/news/trento_la_lega_in_provincia_chiede_la_rimozione_dell_impresa_niente_islamici_a_pulire_i_nostri_uffici_abbiamo_dati_sensibi-1874927/

Categories: varie Tags:

“A Beautiful Mess” video. dj Kool Breeze

December 26th, 2009 Comments off

fonte: http://www.youtube.com/user/broolkeez

My channel is mainly aimed at the art of break digging. I try to help
guide those up and coming diggers / producers to that perfect break. I
also bring light to some of the most hunted breaks in the history of
digging. I only show, use & play original, 1st run pressings of all
records. I am proud to say that I am DO NOT use bootlegs or reissues. I
feel any one can go buy a recently pressed piece of vinyl, but only a
true beat head will take years and what ever else to find that one
original copy. So, I hope my vieos and collection is viewed and
appreciated by the world and all those who eat, sleep & shit music.
Peace, Love & Break Beats!!

Categories: crate digging, hip hop kulture, varie Tags:

scratch casette malbert skratch7 (all-in-one)

December 26th, 2009 Comments off

fonte: http://www.youtube.com/watch?v=7BItoCS3Evo

This is a video containing some scratches , which were done using a cassette player instead of turntable ;]

Enjoy! 🙂

Additional soundtrack, subtitles & merging all these pieces together by me :)Videos recorded by : alexismalbert

——

thanks to NomE for the link

Categories: varie Tags:

Vinyl has been eliminated

December 20th, 2009 Comments off


‘Vinyl has been eliminated’

In Jamaica, seven-inch singles are completely extinct; DJs have ditched
their turntables. Will the digital revolution mean the end of
traditional reggae?

Dave Stelfox

The Guardian, Friday 18 January 2008

Reggae’s already had one digital revolution. On the night of
February 23, 1985, at a packed venue on Waltham Park Road in Kingston,
Jamaica, the producer Lloyd "Prince Jammy" James used a soundclash
against the Black Scorpio Sound System to unleash the song that changed
Jamaican music forever. Wayne Smith’s Under Mi Sleng Teng was based on
a stripped-down Casio keyboard loop, with a thunderous computerised
bassline. It was the first wholly electronic reggae recording, and its
distinctive rhythm marked the birth of the style that came to be known
as dancehall.

Now Jamaican music is in the midst of a second, further-reaching
technological revolution. This time it’s not how reggae sounds that’s
being turned inside out, but how it’s being consumed. In a strange
anachronism, reggae has long offered groundbreaking music – its
experimental impulses explored through roots, dancehall and dub – but
for the past two decades that music has been dependent for exposure on
what, in most of the rest of the world, is considered the preserve of
collectors only: the seven-inch single. For years Jamaica has been the
world’s most prolific manufacturer of vinyl, with antiquated pressing
plants working full tilt to keep up with the warp-speed productivity of
Kingston’s studio system. However, over the past year fans have noticed
a startling drop in the availability of new music on hard-copy formats.

"The reduction in vinyl production in the West Indies has
dramatically affected the way I access music," explains the legendary
DJ – or selector – David Rodigan, host of the weekly Rodigan’s Reggae
show on London’s Kiss 100 FM. "In a nutshell, vinyl has been eliminated
by the people who play the music to the public. The key players – and
by that I mean the sound system selectors that people go to see every
weekend, who can make or break a song – are no longer dealing with it
in any shape or form and have all switched to CD. Now if someone wants
to send me a song, they just email it to me as an MP3. This process has
been gradual, but it’s now absolute."

The slump in vinyl releases actually turns out to be more or less
irrelevant to the industry’s health on home turf. As Rodigan says: "The
domestic Jamaican market for singles has been negligible for quite some
time. Turntables are no longer available there and the home audience
buys sound system mixtapes and DVDs of live shows and dances instead.
Then there’s the matter of piracy, meaning that people can now purchase
burned CDRs of new music on the streets at a fraction of the price that
legitimate releases would command. It’s a reflection of the economic
realities in Jamaica that the emotional motivations of overseas
collectors have for years propped up vinyl manufacture. Particularly in
Europe, people still want to own reggae in that form because it helps
them connect to the music’s original roots and culture. Now that’s
coming to an end, though."

A better gauge of the health of reggae, however, is the demise of
another phenomenon specific to Jamaican music. After recording a new
backing track, reggae producers have traditionally asked several
different singers to record their own vocal interpretations of the tune
– so each could be released, and the producer would be able to make as
much money as possible out of each studio session. That process, known
as "voicing", was then followed by each version being released as a
separate single. The more popular the instrumental proved, the more
songs were cut. With each new production averaging around 20 different
versions, labels such as London’s Greensleeves and New York’s VP
Records began to collect these songs on individual "riddim albums", a
signature format that became pivotal to reggae’s international
infrastructure – until now.

Dan Kuster, Greensleeves’ head of A&R, says things are changing
fast. "We’ve scaled back our release of dancehall riddim albums because
they don’t sell any more," he says. "Reggae is in a period of
transition and the way people consume music has undergone huge shifts
lately. It used to be that producers cut test pressings of new music to
give to sound systems and radio DJs, then, if the songs received a good
reaction, they’d be released as proper singles. Now, with everyone
playing from CD, it’s much easier and quicker for people to burn a copy
of their work and pass it directly to the guy they want to play it.

"It’s got to the point that when producers say that a song has been
released in Jamaica, they don’t actually mean that it’s been pressed.
They just mean that it’s being played. In fact, a vast amount of music
never sees a conventional release at all now. While seven-inches have
mainly been an export business since the early 1990s, they still
functioned as a valuable barometer of a tune’s popularity and were
difficult to duplicate, too. Now, as soon as a song is in someone’s
hands it can be copied and sold in Jamaica in days and, thanks to
peer-to-peer platforms and certain pirate websites I’d rather not name,
all over the rest of the world in a matter of hours. By the time we get
to put a riddim album out, everyone has it already, so it’s not
worthwhile. Also, while the older people who listen to roots reggae may
still want to own music, dancehall is pop music with a young audience
that, typically, just wants to be able to hear it and is not concerned
with being able to hold the actual record."

That is a problem faced by record companies around the world, but
its impact on reggae is more immediate. There’s no legitimate domestic
market – and increasingly there’s no international market, either,
thanks to illegal downloads. But in Jamaica, it’s not the artists who
are suffering.

When voicing a riddim, artists are usually paid a flat fee by
producers, not royalties, regardless of how well their song sells.
Instead they make their fortunes from live performances and the
recording of dubplates – custom versions of big hits calling out the
name of a specific selector or sound system that are then played at
dances or competitive sound clashes. The more in demand the artist or
song, the more these dubplates cost, and with professional DJ teams
around the world hungry for exclusive tracks, it’s a lucrative trade
for top-tier performers. It is, in fact, the producers who are finding
themselves cut out of reggae’s economic loop.

"The people behind the scenes are the ones who are really feeling
it," says Jeremy Harding, head of Kingston’s 2 Hard record label. "The
artists aren’t noticing any change at all. They can still get paid well
for performing and cutting dubs, but Jamaican producers have always
been responsible for generating their own income. It’s not like
hip-hop, where someone like Timbaland is paid thousands of dollars for
a beat. We actually pay people to feature on our music. For a long time
producers made their money from singles sales and overseas licensing if
a tune got big, but the riddim albums really kept the scene afloat. Now
that’s finished, people don’t know what to do."

Kuster is cautiously optimistic, and takes a pragmatic view of the
downturn in Jamaican musical production. "No one wants see this
industry in decline," he says. "But the one good thing is that the days
of ridiculous amounts of versions of mediocre rhythm tracks are at an
end. No one needs 20 versions of one tune because, of those 20 songs,
people probably only ever wanted to hear five or six anyway. Now, with
fewer voicings being made, a lot of substandard material has been cut
out. The way ahead now is to concentrate on the value of individual
songs and place emphasis on quality over quantity."

Harding agrees, likening the forces bearing down on reggae to those
of natural selection. However, he also sees opportunities for growth.
"To get by, people are going to have to be smart," he says. "They will
have to take a longer-term view and this can be done by paying
attention to things like artist development." As the manager of
dancehall superstar Sean Paul and a number of rising producers,
including Craig "Leftside" Parks, he speaks with authority. "From now
on, we will see music makers looking into alternative revenue streams,
investing more heavily in individual performers, building ongoing
relationships with them, and crossing over into management roles."

Should any music be able to weather such a storm, it’s reggae. If
nothing else, its largely informal economy allows it to adapt much
faster than the major labels in the US or Europe. In fact, as Harding
points out, attitudes and expectations are already beginning to alter
on the island. "People are starting to think differently. They’re
realising that they can’t rely on easy money any more and taking steps
to change the way they work," he continues. "Whatever happens, though,
reggae and dancehall will never go away. This is our culture so, as
long as new generations of artists keep coming through and people want
to dance to it, it will always have a future."

http://www.guardian.co.uk/music/2008/jan/18/urban.popandrock1/print

———– 

immagini tratte dal libro "Dancehall. The rise of jamaican dancehall culture" edito da Soul Jazz Records 

Categories: beat making, crate digging, deejaying, varie Tags:

stasera dancehall reggae-dub @ CSA next emerson (FI) con Jah Station e Joker Smoker

December 12th, 2009 Comments off

stasera 12/12/09 dancehall reggae-dub @ CSA next emerson (FI) con JS & JS soundsystem a.k.a. Jah Station e Joker Smoker

heavy bassline style 

a night of tuff dubwise and deep roots & culture 

CSA nEXt Emerson – via di Bellagio 15 Firenze, zona Castello — http://www.csaexemerson.it

Categories: deejaying, varie Tags:

Technics 1200 fuori produzione?

December 5th, 2009 Comments off

sembra che sia una bufala questa cosa della data di fine produzione dei technics (forse per far fronte al calo di vendite)…

fonte: http://www.cnet.com.au/analog-in-decline-but-technics-not-dead-339299759.htm?omnRef=http%3A%2F%2Fwww.ibfree.org%2Findex.php%3Fmforum%3Dvalva%26act%3DPost%26CODE%3D06%26f%3D1%26t%3D5993%26p%3D135930

Analog in ‘decline’ but Technics not dead

By Ty Pendlebury on 30 November 2009

Despite
the recent explosion of interest in analog turntables, the ease of
producing and listening to digital music could very soon kill demand,
but industry experts say reports of high profile brand Technic’s demise
is "premature".

Technics not dead

The Technics SL-1200 will be with us for some time yet. (Credit: Panasonic)

A fake "press release"
made the rounds late last week saying production of Technics turntables
would end in February 2010, and the local head of Technics DJ for
Panasonic was "quoted" as saying Australian stock would end in March.

Long regarded as the epitome of DJ equipment, the Technics 1200 and
1210 series turntables have been rumoured to be going out of
production, but this has been denied by the local arm of head company
Panasonic.

Panasonic’s Ian North has denied the reports, and says while he is
still waiting on clarification from Japan news that sales would end in
March was "premature".

"We are still supplying our dealers and we still have stock coming in," North said.

However, North said that there has been "a decline in the analog
market" due to the popularity of computer and CD mixing solutions.

"I wouldn’t say that analog is dead but there’s a lot of digital
products on the market that can do the same thing," North added.

Ryan Hochkins of DJ equipment retailer DJ Warehouse likened the
Technics turntables to a Ferrari because people bought them as a brand
name.

But Hochkins said problems with local distribution meant that the turntable was never the company’s highest seller.

"There’s always people who come in and want to buy Technics whether
they’re at the price they are at now or the price they were at two
years ago, but it was never easy for us to get them," Hochkins said.

Hochkins said CD players now made up the majority of the company’s
sales, while software and hardware made up 20 per cent and turntables
only made up to 10 per cent.

Panasonic used the "Technics" brand name for all of its hi-fi
equipment until 2002, when it transitioned to Panasonic for most
products.

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“High Tech Soul” di Gary Bredow

December 2nd, 2009 Comments off

fonte: http://www.maurizioclemente.it/multimedia3.asp

HIGH TECH SOUL
“High Tech Soul: Le origini della Techno Music” è un film-documentario che traccia la nascita della musica Techno. Il film scava nelle radici del fenomeno, ripercorrendo gli eventi socio-culturali della città natale, Detroit. Filo conduttore è la ricerca delle ragioni che hanno portato allo sviluppo di questa musica proprio nella città di Detroit. Compaiono personaggi come Juan Atkins, Derrick May, Kevin Saunderson, Eddie Fowlkes, Richie Hawtin, e molti altri djs che tutt’oggi portano la musica ad altissimi livelli. High Tech Soul scruta anche le relazioni interpersonali, le battaglie individuali, i conflitti sociali che hanno dato origine ad un fenomeno, diventato di impatto mondiale.
Dalle insurrezioni antirazziali del 1967 alla scena underground dei party di fine anni ’80, questo film guida lo spettatore in giro per il mondo per poi fare ritorno a una delle città più ricche e più innovative che esistano. Gli artisti presenti nel documentario spiegano perchè la Techno, con i suoi suoni graffianti e i bassi risonanti, non poteva che nascere a Detroit. La Techno, nella sua essenza, rappresenta la città, detta tendenza e influenze musicali in tutto il mondo, cambiando o ispirando la vita di moltissime persone.

http://video.google.com/googleplayer.swf?docId=-195672552584716914

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